Morti bianche: continuano le morti sul lavoro

Echi di cronaca
Avatar utente
Fenice
Very Important Poster
Very Important Poster
Messaggi: 31357
Iscritto il: 06/01/2008, 14:53
17
Località: Prope Caput Mundi
Umore:
Grazie inviati: 1
Sesso:

Messaggio

Mineo, 35 chilometri da Catania: uccisi da esalazioni tossiche
Due erano abbracciati, un tentativo di salvarsi. Tre ipotesi

CATANIA - Ancora una volta. Come ogni giorno. Corpi senza vita nei cantieri. Sopra le impalcature. Nelle cisterne. Nelle vasche di depurazione. Di lavoro si muore. E stavolta sono morti in sei. Tutti assieme, disperatamente, forse per una intossicazione da esalazioni venefiche mentre pulivano una vasca di depurazione. I sei operai lavoravano nella struttura consortile di Mineo, a 35 km da Catania. Quattro erano dipendenti comunali (uno era un precario dei Lsu) e gli altri due di un azienda privata. Solo tre mesi fa la tragedia di Molfetta, quando cinque operai morirono intossicati dentro una cisterna.

Una scena agghiacciante. Davanti ai soccorritori dei vigili del fuoco una scena agghiacciante. "Sicuramente sono morti per esalazioni tossiche o scarsa concentrazione di ossigeno", racconta Salvatore Spano' che ha coordinato le operazioni di recupero dei cadaveri. "Alcuni li abbiamo trovati bocconi, altri a pancia in aria. Irriconoscibili, con il volto coperto di melma e fango. Addosso non avevano tute nè maschere di protezione".

I sei operai hanno tentato di salvarsi. "Li abbiamo trovati abbracciati, forse nel tentativo di salvarsi a vicenda. Invece sono rimasti intrappolati dentro quella 'camera della morte'. E' probabile che uno di loro si sia sentito male è che gli altri abbiano cercato di aiutarlo, prima di rimanere a loro volta intossicati dalle esalazioni". Le vasche sono larghe sedici metri e profonde cinque. Non è stata trovata la grata di protezione e dalle vasche adiacenti era arrivata una grande quantità di melma e fango.

La dinamica. La procura di Caltagirone sarà molto attenta nel ricostruire la dinamica e quindi le cause dell'incidente mortale. E' accaduto tutto stamattina. L'allarme però è scattato solo all'ora di pranzo quando le rispettive famiglie si sono preoccupate per il ritardo.

Nuccio Valenti, segretario Cgil nel comprensorio dove è avvenuta la tragedia, ha spiegato che "dovevano essere solo due gli operai addetti a quella vasca. Per qualche motivo, forse un malore dei due operai, anche i quattro dipendenti comunali si sono calati nella botola". Non è esclusa la possibilità di una scossa elettrica che avrebbe colpito il primo operaio e a catena gli altri intervenuti per soccorrerlo.

I carabinieri fanno anche una terza ipotesi: uccisi da una sorta di sabbie mobili velenose che hanno riempito la vasca dove i due operai stavano lavorando e dove gli altri quattro erano sopraggiunti per dare loro una mano. Colpa, si spiega, di una pompa entrata in funzione all'improvviso.

La notizia completa potete leggerla qui
Avatar utente
Fenice
Very Important Poster
Very Important Poster
Messaggi: 31357
Iscritto il: 06/01/2008, 14:53
17
Località: Prope Caput Mundi
Umore:
Grazie inviati: 1
Sesso:

Messaggio

Altri due morti sul lavoro a Settimo Milanese, a causa del crollo di un'impalcatura. Un terzo è in coma. I tre operai stavano lavorando su un ponteggio a circa 20 metri di altezza di un palazzo di sei piani in costruzione in via Don Minzoni a Settimo Milanese, nell'hinterland del capoluogo lombardo.
L'incidente è avvenuto alle 11 di questa mattina. I tre sarebbero nordafricani, probabilmente egiziani, ma poichè erano sprovvisti di documenti, al momento è impossibile conoscere i nomi e l'età.
L'azienda appaltatrice dei lavori è la ditta Delta di Nerviano, ma a quanto sembra ad avere in subappalto la gestione dei ponteggi era l'azienda Ecoponteggi di Trezzano sull'Adda, sempre in provincia di Milano.
Secondo voci che al momento non trovano alcun riscontro, le tre vittime sarebbero state impiegate proprio dalla Ecoponteggi, e i carabinieri al momento stanno verificando la regolarità della posizione dei tre operai edili. I tre lavoratori sono stati trovati sprovvisti di documenti di identità e al momento è impossibile la loro identificazione certa.
Sul luogo dell'incidente è intervenuto subito anche il sindaco di Settimo Milanese, Massimo Sacchi, che ha parlato di: "Un incidente incredibile, l'ennesimo in un cantiere edile, fatti che non dovrebbero mai accadere e che testimoniano l'urgenza dell'introduzione di nuove norme sulla sicurezza nei luoghi di lavoro".
Una vittima a Termini Imerese
A Termini Imerese, in provincia di Palermo, dove verso le 9 di oggi, un operaio 44enne di Trabia è caduto da un'impalcatura da circa tre metri, morendo sul colpo. L'uomo, un lavoratore impiegato nella locale centrale termoelettrica Enel, stava eseguendo dei lavori di manutenzione ai supporti meccanici, unitamente ad altri operai. Indagini sono in corso per accertare la responsabilità di terzi o se si sia trattato di un malore accusato dall'operaio mentre eseguiva lavori di manutenzione.
Era all'ultimo giorno di lavoro nella centrale Enel per l'operaio morto stamattina dopo essere precipitato da un'impalcatura. Domenico Cagnina lavorava per conto della ditta Marine srl di Messina.
Fuori pericolo un altro operaio a Milano
Quasi contemporanemente alla sciagura del ponteggio crollato a Settimo Milanese, un operaio italiano, di 55 anni, è caduto stamani da un ponteggio all'Idroscalo di Milano. L'uomo è stato trasportato in coma all'ospedale San Raffaele. Ora è fuori pericolo. Lo ha reso noto il 118. L'incidente sul lavoro è avvenuto verso le 11.

[Fonte: Sito Rai - 13 giugno 2008]
Avatar utente
Fenice
Very Important Poster
Very Important Poster
Messaggi: 31357
Iscritto il: 06/01/2008, 14:53
17
Località: Prope Caput Mundi
Umore:
Grazie inviati: 1
Sesso:

Messaggio

Morti sul lavoro, si rischia che non facciano più notizia. Ieri tre nuove croci tra sudore e lacrime: due muratori egiziani morti a Settimo Milanese per il crollo di un'impalcatura; stessa sorte per un operaio a Termini Imerese, in Sicilia mentre prestava servizio in una centrale dell'Enel.

E il bollettino delle «morti bianche» non considera lo sciame di feriti e di invalidi. Così un operaio italiano di 55 anni è caduto ieri mattina da un ponteggio all'Idroscalo di Milano: l'uomo è stato trasportato in coma all'ospedale San Raffaele. A Treviso, una fuga di gas ha provocato due ustionati in un cantiere stradale.
Sulla strage quotidiana è di nuovo intervenuto il Presidente della Repubblica: «Al di là delle parole - ha detto - si impongono fatti concreti di impegno e di azione per salvaguardare la vita nei luoghi di lavoro». Napolitano ha, poi, espresso cordoglio alle famiglie delle vittime.
E adesso anche l'Europa guarda all'Italia. Il commissario al lavoro e alle politiche sociali Vladimir Spidla ha commentato: «Se guardate un incidente da vicino, quasi sempre c'è un modo per evitarlo. Ora spero che le autorità italiane trovino il modo per migliorare la situazione».
……….
Da Nord al Sud la situazione non cambia: si chiamava Domenico Cagnina l'operaio morto a Termini Imerese (Palermo), al suo ultimo giorno di contratto. L'uomo, 44 anni, originario di Trabia, è precipitato sbattendo la testa al suolo da un'altezza di circa tre metri mentre lavorava alla centrale termoelettrica dell'Enel. Stava eseguendo lavori di manutenzione ai supporti meccanici insieme con altri colleghi, per conto della ditta Marini di Messina che aveva in appalto dall'Enel alcuni lavori. Nel momento dell'incidente sul posto c'era anche il figlio dell'operaio.
La notizia completa potete leggerla qui.
Avatar utente
Fenice
Very Important Poster
Very Important Poster
Messaggi: 31357
Iscritto il: 06/01/2008, 14:53
17
Località: Prope Caput Mundi
Umore:
Grazie inviati: 1
Sesso:

Messaggio

Secondo il Rapporto sui diritti globali 2008, l'Italia è un Paese in lutto dove si muore di lavoro e inquinamento.

Nel 2007 sono stati 1260. Quattro morti al giorno. Ogni sei ore una vittima. Per il 2008 è ancora presto per fare i bilanci, ma con giornate che registrano anche oltre 10 morti, la questione sicurezza sul lavoro è diventata la vera emergenza nazionale, una "battaglia" che fa più vittime delle guerre guerreggiate, solo che a morire non sono soldati, mercenari o contractor, ma lavoratori che escono al mattino e non fanno più rientro a casa la sera.
Sono questi i dati che emergono dal Rapporto sui Diritti Globali 2008 (Ediesse, pp.1352, euro 30,00), presentato prima a Roma poi, nei giorni scorsi, a Milano con una performance teatrale ("Dormono, dormono sulla collina"), che per oltre due ha tenuto incollati alle sedie del Teatro Litta un pubblico attento e partecipativo di spettatori.
«Dal 2003 al 2007 i morti sul lavoro in Italia sono stati almeno 6.654. Nello stesso periodo, in Iraq sono rimasti uccisi 4.213 soldati della coalizione internazionale. Vale a dire che un muratore, un metalmeccanico o un agricoltore del nostro Paese ha molte più probabilità di morire di un soldato attivo in una zona di guerra. Nello stesso periodo, in Iraq sono rimasti uccisi 4.213 soldati della coalizione internazionale. A queste cifre si aggiungono quelle degli incidenti sul lavoro: 913.500», commenta Sergio Segio, coordinatore del Rapporto sui Diritti Globali, che quest'anno esce con una copertina nera in segno di lutto, una scelta fatta per denunciare in questa sesta edizione, la deriva totale delle condizioni di vita nel mondo e in Italia, dove lo scenario è costellato da morti, tanti morti, soprattutto sul lavoro, ma non solo.
Il voluminoso testo - che ogni anno viene realizzato e promosso grazie alla volontà della Cgil, dall'Arci, di ActionAid, di Antigone, del Cnca, del Forum ambientalista, del Gruppo Abele e di Legambiente, descrive una situazione con numeri da far accapponar la pelle. "Se volessimo sdrammatizzare - ha detto in apertura di serata Segio - potremmo dire, parafrasando Celentano, che la situazione non è buona".
Se i caduti del 2007 sono stati 1260 (dei quali 295 nell'edilizia e 1130 nell'industria e nei servizi), il numero degli incidenti sul lavoro (quelli denunciati, ovviamente), sfiora quasi il milione: 913.500 (poco di meno del 2006 anno in cui se ne verificarono 928.158, con 1341 morti), con costi umani e sociali altissimi. L'Inail li ha quantificati in 45 miliardi e mezzo nel 2005 (pari al 3,21% del Pil), una cifra a cui gli esperti sono arrivati sommando gli 11.760 miliardi di costi assicurativi, i 14.377 miliardi per gli interventi e i dispositivi di prevenzione e i 19.307 per altre spese legate ai danni da lavoro (dal tempo impiegato per soccorrere le vittime ai guasti delle macchine alla perdita d'immagine). Se si sommassero le spese medico-cliniche, quelle sanitarie, quelle per la riabilitazione, gli indennizzi per invalidità temporanea e le pensioni d'invalidità, si avrebbe una dimensione realistica dell'impatto economico della sicurezza trascurata sui conti del Paese.
Nel 2008 la situazione non sembra migliorare. Sommando i costi assicurativi, quelli per gli interventi di prevenzione, per le spese legate ai danni da lavoro o quelle medico cliniche si arriva ad una quota di oltre 45 miliardi.
"Di conseguenza - ha aggiunto Segio - il Paese è sempre più povero e con problemi di redditi e lavoro, specie per le famiglie, i giovani e gli immigrati, a cui un'azienda su cinque fa ricorso per lavori dequalificanti, faticosi e manuali.
Dall'impietoso quadro che emerge dal Rapporto, nel 2007 i lavoratori a termine erano 2.269.000, quelli a tempo parziale 2.421.000, con una maggioranza di donne. La presenza femminile nel sommerso è stata calcolata in 1.350.000 unità. I salari sono cresciuti meno dell'inflazione. Il 32% delle donne e il 60% dei lavoratori precari guadagnano meno di 1.000 euro al mese. Di conseguenza, gli italiani si percepiscono più poveri o comunque a rischio povertà: il 32,1% parla di un peggioramento economico (nel 2007 era il 25,7%) e per il 13,7% si tratta di un cambiamento negativo, molto significativo soprattutto nel Nord Est. Tra i beni percepiti come più costosi benzina, alimentari, casa e trasporti.
Anche sullo sbandierato bisogno di sicurezza emergono dati interessanti. L'Italia risulta essere un Paese relativamente sicuro: gli omicidi sono 1,19 ogni 100 mila abitanti. Più sicuri rispetto al resto d'Europa anche per quanto riguarda i reati di strada. Si è però diffuso un sentimento di paura, esagerato rispetto alla realtà dei fenomeni criminali. Il panico cresce soprattutto nei confronti degli stranieri, finendo per assumere derive xenofobiche. Gli immigrati sono invece spesso vittime di violenza: del 16% degli omicidi, del 24% di stupri, del 5,7% degli scippi, del 12,3% delle rapine in casa, del 9,9% delle estorsioni. Infine, l'Italia è all'ottavo posto della classifica mondiale per la spesa militare: nel 2007 sono stati spesi infatti 29,9 miliardi di euro. Nel 2008 la spesa è stata aumentata di 2 miliardi.
[Fonte: Helpconsumatori - 23 giugno 2008]
Avatar utente
Fenice
Very Important Poster
Very Important Poster
Messaggi: 31357
Iscritto il: 06/01/2008, 14:53
17
Località: Prope Caput Mundi
Umore:
Grazie inviati: 1
Sesso:

Messaggio

Esplosione nel deposito, un morto
Le fiamme distruggono un capannone

Lo scoppio di una bomboletta spray di deodorante. Poi l’inferno. Un’esplosione dietro l’altra fino a trasformare il capannone in un unico, gigantesco, rogo che non ha lasciato scampo a un operaio mentre un altro, con ustioni sul settanta per cento del corpo, è gravissimo all’ospedale di Pisa dov’è stato trasportato in elicottero. L’incendio si è scatenato ieri intorno alle 14 all’Agrideco, azienda che si occupa di raccolta, selezione, inertizzazione e smaltimento di rifiuti speciali, anche pericolosi.
Sembra, e su questo l’indagine sarà accurata, che i servizi antincendio non fossero nelle migliori condizioni; le bocchette non potevano pescare dai pozzi artesiani perché ricchi di arsenico, ma non avrebbero raggiunto neppure una pozza di acqua potabile. Già nell’agosto di due anni fa ci fu un episodio analogo; allora le fiamme partirono alle cinque del mattino da un carico di carta su un camion fermo nel capannone, ma il tempestivo intervento dei vigili del fuoco e il fatto che a quell’ora nessun operaio fosse presente in azienda limitò i danni. Ieri le cose sono andate diversamente.
Le migliaia di bombolette spray erano arrivate su un camion che Doru Martin, 47 anni, operaio di nazionalità romena, stava scaricando utilizzando una piccola gru munita di una morsa. Doveva prelevarle dal cassone del tir e sistemarle - pare - nel trituratore. Durante queste operazione sarebbe avvenuta l’esplosione. Alcuni operai che stavano lavorando in un’altra area del piazzale dicono di avere sentito un colpo molto forte e poi visto le fiamme, che in pochi secondi hanno divorato l’interno della struttura. Un operaio, Mario Cicchiello, 60 anni, è rimasto ustionato, ma è riuscito a uscire in tempo anche grazie all’aiuto di alcuni colleghi, fra cui il figlio, dipendente della stessa azienda. Per Martin, invece, non c’è stato scampo.

Il suo corpo, sbalzato ad alcuni metri di distanza, completamente carbonizzato, è stato recuperato dai vigili del fuoco solo dopo un lungo lavoro di spegnimento. Fuori dal piazzale, con gli altri operai in attesa di notizie c’erano anche la moglie e una delle figlie. Hanno sperato fino all’ultimo, sapendo bene che era davvero la speranza della disperazione. Altri due operai sono rimasti feriti e medicati, ma le loro condizioni non sono preoccupanti. Un’intensa nube nera si è sprigionata dal capannone, perché le fiamme hanno aggredito anche una catasta di pneumatici, e per precauzione i sindaci di Scarlino e Gavorrano - in attesa di conoscere l’esito delle rilevazioni dell’Arpat - hanno invitato i cittadini a tenere chiuse le finestre e a non uscire. La scuola materna di Scarlino oggi resterà chiusa su ordine del sindaco.
Le indagini sono condotte dai carabinieri che si sono avvalsi del Noe di Grosseto, diretto dal capitano Florindo Rosa; accertamenti anche da parte della Medicina del lavoro che "intende verificare - spiega Pietro Catalano, responsabile del servizio - l’idoneità degli impianti". I carabinieri hanno sequestrato capannone, uffici e tutta la documentazione presente in azienda, sia cartacea sia informatica, e hanno avviato un’indagine che dovrà accertare la presenza all’interno dei locali di tute ignifughe, maschere a ossigeno e sprinkle antincendio. L’Agrideco produce un fatturato annuo di circa 30 milioni di euro, e ha due sedi in Romania.
Oggi alle 18 il prefetto di Grosseto, Francesca Cannizzo, ha convocato una riunione alla quale parteciperà anche l’assessore regionale all’Ambiente, Anna Rita Bramerini. "Sull’incidente - commenta - vogliamo chiarezza sulle dinamiche e sulle responsabilità". Mezz’ora di sciopero è stata indetta oggi da Cgil, Cisl e Uil per tutta l’area dove si è consumata la tragedia.
[Fonte: LaNazione -27 giugno 2008]