Ciao nonna

Buona lettura...

Infelice, Malinconico, Scontento, Scoraggiato,...
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Fenice
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Avevo pensato di aprire il topic ieri sera, ma al solo pensiero mi veniva da piangere e ho aspettato oggi: la notte tra il 15 e il 16 marzo 2010 è morta la madre di mio padre, l'ultima nonna ancora in vita che avevo.
Fino all'età di 80 anni mia nonna aveva vissuto da sola in Abruzzo: nel paesino la maggior parte delle persone sono in qualche modo imparentate con la mia famiglia, quindi per qualsiasi problema poteva rivolgersi ai vicini/parenti. Ha vissuto per 80 nello stesso posto, a parte qualche parentesi in Campania da mio zio o da altri parenti a L'Aquila o in altre città, e si sentiva "a casa" solo lì, ma 10 anni fa è stata trovata da una nostra vicina/parente nell'orto a testa in giù: chiedeva aiuto, ma non riusciva a muoversi, stava in ginocchio con la testa appoggiata sul terreno. Ha visto la morte da vicino, ma era forte ed è sopravvissuta: non hanno mai scoperto che cosa abbia avuto, dai test e dalle analisi varie è risultato che aveva carenza di ferro, ma nulla di più.
Da allora e per 10 anni non ha avuto problemi di salute rilevanti: prendeva una pasticca per la carenza di ferro, ma nulla di più. Mio padre e suo fratello hanno dovuto "farle una violenza", cioè allontanarla dal paese in cui ha trascorso 80 anni di vita: mio zio risiede in Campania, ma lavora nel Lazio, la mia famiglia sta nel Lazio, così mio padre ha trovato una villa per anziani immersa nel verde sulle colline tra Roma e Rieti, dove nonna è stata fino ad un mese fa. Rispetto al paese in cui vivono attualmente i miei genitori (a 30 km di distanza) il posto è meno afoso in estate e più fresco in inverno: simile al paese in Abruzzo, anche se il clima è un po' più mite. Mio padre andava da lei ogni domenica insieme ad una cugina: le chiedeva se aveva bisogno di qualcosa, ma mia nonna era abituata a vivere in semplicità e tutto ciò che le veniva dato nella villa era anche troppo per i suoi bisogni; chiedeva solo giornali del tipo "Il Santo", per passare il tempo.
Un mese fa, precisamente il 13 febbraio 2010, nonna è stata portata al Pronto Soccorso in ambulanza perché aveva forti dolori alla pancia. Non si lamentava mai quando aveva la febbre, o mal di gola, o non si sentiva bene: per lamentarsi dei dolori significa che stava davvero male... Per circa una settimana prima del ricovero si è lamentata dei dolori alla pancia, ma nella villa girava l'influenza intestinale e pensavano che anche lei se la fosse presa; dato che i dolori non passavano, il medico di famiglia l'ha visitata e ha ipotizzato un blocco intestinale.
Al Pronto Soccorso non si sono accorti che si trattava, invece, di ulcera: l'hanno lasciata un pomeriggio e una notte su una barella e il mattino del giorno di San Valentino l'hanno ricoverata. Dopo una mattinata di accertamenti si sono resi conto della situazione: mio padre era appena arrivato vicino a casa dall'ospedale per pranzare e l'hanno richiamato quando ancora non era rientrato. Quando è arrivato in ospedale gli hanno detto che se mia nonna non fosse stata operata entro un'ora sarebbe morta; mia nonna non voleva essere operata, mio padre ha sentito suo fratello e alla fine nonna si è decisa a farsi operare. Mio padre si sente un po' in colpa per questa "forzatura", ma... come poteva lasciare morire così, tra i dolori, la madre? Il sangue nello stomaco la stava uccidendo facendola soffrire e nessuno poteva immaginare il mese di sofferenza che l'avrebbe comunque portata alla morte...
Domenica 14 febbraio mia nonna è stata operata: mio padre era certo che sarebbe morta, che non avrebbe superato l'operazione, invece ce l'ha fatta. Per 2 settimane non ha potuto mangiare, le hanno fatto un ciclo di flebo dopo il quale stava meglio (e intanto una settimana era passata) e si aspettavano che mia nonna ricominciasse a mangiare piano piano; ci ha provato, ma ad ogni cucchiaio di omogeneizzato le veniva da rigettare. Dopo un paio di giorni hanno dovuto iniziare un altro ciclo di flebo: intanto il cuore era già affaticato, il corpo pieno di lividi e ferite, sulle braccia aveva delle bolle d'acqua (chiamiamole così) giganti, una delle quali si era rotta e le ha lasciato il braccio ferito dal polso al gomito, e dalle gambe perdeva liquidi che in poche ore bagnavano la traversa sistemata sotto le gambe... Uno spettacolo poco piacevole e non immaginabile solo in base alla descrizione.
Mio padre non ce la faceva a vedere la madre in quello stato, ma per un mese lo ha fatto, costretto dalle circostanze: suo fratello lavora e poteva andare solo il sabato o la domenica, la zia di cui sopra sta male da ottobre e dal 15 febbraio (i problemi arrivano sempre tutti insieme...) si sta sottoponendo alla radioterapia, mio fratello lavora e non è un tipo che passa le giornate o mezze giornate in ospedale a "vegliare" su qualcuno,...
A fine febbraio sono tornata dai miei genitori con la scusa del compleanno di mio padre e ho trascorso svariate ore in ospedale; domenica 28 febbraio sono riuscita a farle mangiare tutto l'omogeneizzato per la prima volta: l'ho allungato con la minestra e la facevo bere con la cannuccia; per un'ora e mezza mi sono alternata con mio padre nel darle da mangiare e alle 19.00 aveva finito. I medici ci avevano detto che aveva bisogno di proteine e per flebo non potevano darle: la perdita di liquidi dalle gambe e l'accumulo nella braccia era dovuto proprio alla carenza di proteine.
Il 28 febbraio ho scattato alcune fotografie a mia nonna perché avevo la sensazione che non l'avrei più rivista: la mattina le avevano messo l'ossigeno, respirava a fatica, i liquidi persi dalle gambe erano sempre tantissimi, le ferite e i lividi erano aumentati e le stavano venendo le piaghe da decubito,... Ho ripreso solo il suo viso e il corpo coperto dal lenzuolo: voglio che con il tempo il ricordo del corpo martoriato scompaia e pensando a lei io ricordi una donna testarda e forte (sia fisicamente che caratterialmente) che ha vissuto 90 anni e sconfitto la morte per 2 volte (10 anni fa e un mese fa) prima di morire piano piano in un mese di sofferenze...
L'ultima volta che l'ho vista, però, non è stata il 28 febbario, ma il 3 marzo 2010; stavolta ero certa che sarebbe stata l'ultima, non era più una sensazione; ormai aveva anche le piaghe da decubito e dopo averla salutata sono andata dall'infermiera del turno di notte per "pretendere" che le venisse messo lo spray che avevano fatto comprare a mio padre d'urgenza la mattina e altre cose contro le piaghe ai talloni. Mio padre si faceva problemi a chiedere con insistenza, ma io no: caratteri diversi... Delle volte, anzi spesso, penso che se il 13 febbraio ci fossi stata pure io le cose sarebbero andate in modo diverso: mia nonna avrebbe sofferto di meno perché so essere una grande rompiscatole in generale, ma soprattutto se le persone a me care stanno in ospedale. Lo sanno bene gli infermieri di turno 5 anni fa nell'ospedale in cui mio fratello è stato operato al polmone: ho "preteso" la morfina da vari infermieri e, quando non hanno fatto ciò che volevo, mi sono rivolta ad una dottoressa che aveva operato un compagno di stanza di mio fratello: dopo 2 minuti mio fratello ha smesso di sentire il dolore e per 24 ore è stato bene.
Non so se avrei potuti davvero alleggerire la sofferenza di mia nonna, ma ho questa sensazione molto forte...
Ho parlato al telefono con lei per qualche minuto nei giorni seguenti fino al 6 marzo, quando riusciva a parlare ancora al telefono e a dire frasi sensate; le ultime cose che mi ha detto è che aveva caldo, non stava tanto meglio e sperava che finisse presto. Poi mi ha salutato come sempre: "Ciao bella".
Nella settimana seguente la situazione è peggiorata: tra l'8 e il 13 marzo ha iniziato a non mangiare nemmeno l'omogeneizzato (mi aveva detto, 2 settimane prima, che tutto quello che mangiava le sembrava brutto: per l'omogeneizzato la capivo, ma la mela cotta le piaceva; non avendo fame non gustava nemmeno quella...) e le hanno rimesso il tubo per l'alimentazione, quindi le hanno tolto l'ossigeno (il 10 marzo) "per fare una prova" e successivamente ha smesso di parlare (monosillabi a parte) e fissava il soffitto per la maggior parte del tempo, dicendo cose senza senso quando le rivolgevano la parola,...
Allora mio padre ha contattato l'agenzia funebre; domenica 14 marzo, un mese dopo l'operazione, mia nonna ha avuto un attacco epilettico e i medici hanno detto che entro 48 ore avremmo saputo se fosse sopravvissuta.
Dal 28 febbraio ho sperato che smettesse di soffrire, ma il 13 marzo la speranza è diventata desiderio che in pochi minuti, al massimo poche ore, smettesse di respirare. Ha resistito quasi 48 ore, due giorni, e nella notte tra il 15 e il 16 marzo è morta.
All'una di notte hanno telefonato a mio padre e alle 8.30 mi ha chiamato mia madre; ho visto la chiamata un paio d'ore dopo e ho capito che era finita. L'SMS della zia che sta male mi ha dato la conferma che mia nonna "sta in cielo", come ha scritto la zia. Non so dove sia, ma credo che l'anima non muoia con il corpo: chiamatela vita dopo la morte, o Paradiso, o come vi pare.
Domani si terranno i funerali in un garage adibito a Chiesa, perché la Chiesa del paese è lesionata dopo il terremoto, come lo è la casa di mia nonna (viewtopic.php?p=15910#p15910). Volevo prendere parte alle esequie, ma non perché ci tengo ad accompagnare il corpo di mia nonna alla sepoltura: nella cassa ci sarà solo il suo corpo, lei posso salutarla da qui come dal garage-Chiesa. Volevo andare per fare forza a mio padre, ma ieri mi sono "ricordata che io lo rendo più debole" di quanto già sia... Ieri al telefono si è messo a piangere, poi trovando la forza di smettere e di dire che non si aspettava di commuoversi, ma dopo lo ha fatto di nuovo... Mi ha detto che preferisce che io non mi strapazzi dato che nonna l'ho salutata già e poi, a Pasqua, potrò andare con calma al cimitero a portare un fiore alla sua tomba. Concordo con lui, come ho scritto, e alla luce di ciò che è successo ieri è meglio se non sarò presente: non so se "crollerà" comunque rendendosi conto che il mese di sofferenza è finito e che sua madre ha lasciato un grande vuoto dentro di lui che non può essere riempito subito dalla consapevolezza che lei ha smesso di soffrire... Ma sono certa che se ci fossi io non riuscirebbe ad essere forte: sono io quella forte nelle situazioni difficili, se ci sono io lui può non fingere di essere forte...
Sono certa che, se domani riuscirà ad essere forte davanti a tutti i parenti, a Pasqua non si tratterrà: tra poche settimane potrà sfogarsi. Magari per allora pure io sarò "meno sensibile" e la felicità per la fine delle sofferenze di mia nonna sarà più grande del vuoto che ha lasciato nelle nostre vite.
Ci vuole tempo: ieri stavo piangendo un po' mentre lo faceva mio padre, ma ho cercato di non farglielo capire; alla fine della telefonata, prima ancora di terminare la conversazione, sono scoppiata in lacrime. Ieri non riuscivo a rispondere agli SMS di amici e parenti senza avere gli occhi pieni di lacrime e scrivendo le mail le lacrime colavano anche sul viso... Oggi già va meglio: sono riuscita a scrivere e rileggere il topic commuovendomi meno di ieri al solo pensiero di scrivere.
Avrei potuto evitare di scrivere questo "poema": mi sono sfogata per un mese con chi mi stava vicino (fisicamente, ma non solo) e tutte le persone a me care hanno ascoltato o letto nei dettagli il racconto dell'ultimo mese visto dal mio punto di vista e da quello dei miei genitori. Ho voluto scrivere comunque questo topic per condividere con voi, anche se non nei dettagli, la mia esperienza: a tutti capita di perdere persone care (è la vita), ma non tutti si sfogano parlando o scrivendo, come faccio io "da sempre". Magari leggere questo topic può aiutare qualcuno ad aprirsi, o semplicemente a sfogarsi davanti al PC. Se non serve a voi, serve a me per scrivere almeno una volta le ultime parole che le ho detto: "Ciao nonna". :ciao:
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marika
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Fenice, mi dispiace tanto! Io ti capisco, ho già perso tutti i nonni. :triste:
Tutto il forum ti è vicino! :abbraccio: :carezza:
Fatti forza e sfogati...Passerà anche questa
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Timida26
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Fenice so che quanto sto per dirti ti sembrerà banale, ma ti capisco, so cosa stai passando, due anni fa ho vissuto la stessa cosa proprio in questo periodo. Io vivevo con mia nonna, lei era per me madre e padre, gli ultimi mesi in cui la situazione si è aggravata sono stati un inferno per me, mi cadevano anche i capelli. Non ci sono parole che servino per confortarti, ma solo il tempo ti aiuterà. Tua nonna sarà sempre vicino a te, la mia è sempre con me, la sento e vedo anche i suoi aiuti. Mi conforta sempre quando sono giù. Fenice il periodo in cui ero in crisi con il lavoro e non vedevo via d'uscita lei mi ha aiutato e dopo un pò le cose sono andate benissimo, se penso a ciò che mi è successo mi vengono ancora i brividi, ma non ho avuto paura sapevo che era lei...Mi unisco ai tuoi saluti...ciao nonna di fenice e saluta anche la mia..
Ti abbraccio
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Gozer
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in questi momenti non ci sono parole. un abbarccio forte forte.
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Rob
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Mi dispiace tantissimo, credo che ognuno di noi sappia cosa si prova in questi momenti. A me è successo pochi mesi fa con uno zio, sono cose che fanno parte della vita di cui penso nessuno riuscirà mai a farsene una ragione, si può e si deve solamente cercare di andare avanti. :abbraccio: