Oggi ho ricevuto una brutta notizia: una persona che ha frequentato la mia famiglia per tre anni, si è suicidata giovedì scorso. Nessuno ha voluto dirmi niente per non rovinarmi la vacanza.
La storia è molto complicata e non credo sia nemmeno il caso di mettermi qui a descriverla, però vorrei solo dire che nel momento in cui qualcuno sta male e si sente solo, non si possono voltare le spalle. Questa persona era stata cacciata dalla casa dove aveva risieduto dal 2010 e aveva spesso dimostrato segni di instabilità mentale. L'ultima volta che ci ho parlato per telefono aveva esternato la sua delusione della mia mancata vicinanza, mia e della mia famiglia. Inveendo contro di me e gli altri, ho preferito evitare approfondimenti ed allontanarla perché avevo da affrontare un periodo intenso e non ero stata in forma. Dopo pochi giorni mi ha comunque scritto un sms di scusa per il suo atteggiamento aggressivo, sottolineando il suo "essere a pezzi". Ho risposto che non serviva chiedere scusa e che per me era tutto a posto, augurandole di rimettersi presto.
Del resto così han fatto un po' tutti, credendo bene che lasciando sbollire la sua rabbia, sarebbe tornata alla ragione. In realtà continuava a perseguitare la persona presso cui era stata ospite a mezzo di telefonate giornaliere, visite costanti e facendosi trovare presso il luogo in cui questi esercitava la sua professione. Ha più volte minacciato che se non sarebbe stata ripresa in casa, si sarebbe uccisa. Un comportamento ossessivo che denotava ancor più la sua cronica depressione. Di solito si dice che chi dice di volersi taogliere la vita, poi non lo fa (can che abbaia...).
Nessuno poteva credere che lo potesse fare davvero. Nessuno è stato in grado di starle vicino e sentendosi abbandonata alla sua disperazione e solitudine, si è impiccata con una cordicina per imballaggio delle balle da fieno. Micidiale e fulminante.
In caso hanno trovato degli psicofarmaci che forse non ha mai iniziato a prendere.
Adesso son qui che rifletto. Capisco che non posso sentirmi in colpa (anche perché non la vedevo da mesi) per un atto personale estremo e folle, eppure riconosco le mie mancanze. E sento uno strano peso addosso. Ricordo solo le sue ultime parole dopo il trasloco "spero di non sentirmi male adesso".
Spero che ora riposi finalmente in pace e che la sua anima abbia trovato sollievo da ogni dolore. Questo mi sarà di insegnamento.
Ciao P.
Storia di una persona che se ne va così...
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Mi dispiace.
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Dispiace anche a me. Non credo che fosse una morte inevitabile, anzi... Sarebbe forse bastato in questi due mesi (dallo sfratto alla scorsa settimana) avvisare qualche "autorità" (la madre che sta al nord, un bravo psicologo) della gravità delle esternazioni del soggetto e che a questo non si fosse mostrata quasi totale indifferenza che sminuiva eccessivamente la tensione.
Comunque adesso non si può fare più nulla.
Comunque adesso non si può fare più nulla.
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Hai scritto il secondo post mentre ti rispondevo: non modifico quanto scritto "di getto"...
[quote="marika";p=66194]Un comportamento ossessivo che denotava ancor più la sua cronica depressione. Di solito si dice che chi dice di volersi taogliere la vita, poi non lo fa (can che abbaia...).[/quote]
Questo dove l'hai sentito? Studi medici molto accurati dimostrano esattamente il contrario: non a caso quando qualcuno manifesta un episodio depressivo, di qualsiasi tipo ed entità, la prima cosa che gli specialisti chiedono è se la persona in questione ha mai manifestato pensieri o comportamenti da suicida. Negli ultimi 3 mesi ho frequentato il reparto di psichiatria di due ospedali di Roma: gli approcci ai pazienti con depressioni senza intenti suicidi o omicidi vengono affrontati in modo diverso (diverse "correnti di pensiero"), ma per chi ha solo parlato di suicidio o di omicidio il trattamento è lo stesso ovunque: sorveglianza massima e stesso trattamento farmacologico di chi ha tentato il suicidio.
[quote="marika";p=66194]Adesso son qui che rifletto. Capisco che non posso sentirmi in colpa (anche perché non la vedevo da mesi) per un atto personale estremo e folle, eppure riconosco le mie mancanze.[/quote]
Non devi avere sensi di colpa e non capisco quali sarebbero le tue mancanze, non potevi fare niente: aveva bisogno di un supporto medico e non sei tu la persona che poteva convincerla o obbligarla a farsi curare. Se aveva dei familiari dovevano pensarci questi, se non li aveva doveva pensarci qualche amico, se non aveva amici doveva pensarci la persona che l'ha ospitata; non so quali siano le causa dell'allontanamento dalla casa in cui stava dal 2010, ma se l'allontanamento ha causato o amplificato i problemi della persona allontanata, solo l'artefice del gesto può provare un po' di senso di colpa (con tutti i "ma" del caso, visto che non conosco la vicenda).
Spesso non basta consultare uno specialista ogni tanto e farsi prescrivere dei farmaci: solo il ricovero (coatto o meno) presso il reparto di psichiatria degli ospedali o presso cliniche specializzate può far sperare nel recupero, più o meno lento, delle persone con pensieri suicidi. A questo devono seguire le dimissioni e la cura da parte di persone care oppure, in mancanza di queste, di un'adeguata struttura: solo così la persona depressa si sente motivata a stare bene, quindi segue la terapia prescritta e conduce una vita normale.
Giusto un esame di coscienza da parte di tutti coloro che hanno interagito con la persona, ma sono certa che i "colpevoli" sono pochi o non ci sono: di solito l'ignoranza in materia porta alla sottovalutazione della malattia e alla presa di coscienza della gravità di questa solo quando è troppo tardi. Forse può servire da lezione, ma non deve portare alla paranoia: ogni caso è un caso a sé, ognuno ha la sua storia e il suo carattere e reagisce in modo diverso alle vicende della vita.
[quote="marika";p=66194]Un comportamento ossessivo che denotava ancor più la sua cronica depressione. Di solito si dice che chi dice di volersi taogliere la vita, poi non lo fa (can che abbaia...).[/quote]
Questo dove l'hai sentito? Studi medici molto accurati dimostrano esattamente il contrario: non a caso quando qualcuno manifesta un episodio depressivo, di qualsiasi tipo ed entità, la prima cosa che gli specialisti chiedono è se la persona in questione ha mai manifestato pensieri o comportamenti da suicida. Negli ultimi 3 mesi ho frequentato il reparto di psichiatria di due ospedali di Roma: gli approcci ai pazienti con depressioni senza intenti suicidi o omicidi vengono affrontati in modo diverso (diverse "correnti di pensiero"), ma per chi ha solo parlato di suicidio o di omicidio il trattamento è lo stesso ovunque: sorveglianza massima e stesso trattamento farmacologico di chi ha tentato il suicidio.
[quote="marika";p=66194]Adesso son qui che rifletto. Capisco che non posso sentirmi in colpa (anche perché non la vedevo da mesi) per un atto personale estremo e folle, eppure riconosco le mie mancanze.[/quote]
Non devi avere sensi di colpa e non capisco quali sarebbero le tue mancanze, non potevi fare niente: aveva bisogno di un supporto medico e non sei tu la persona che poteva convincerla o obbligarla a farsi curare. Se aveva dei familiari dovevano pensarci questi, se non li aveva doveva pensarci qualche amico, se non aveva amici doveva pensarci la persona che l'ha ospitata; non so quali siano le causa dell'allontanamento dalla casa in cui stava dal 2010, ma se l'allontanamento ha causato o amplificato i problemi della persona allontanata, solo l'artefice del gesto può provare un po' di senso di colpa (con tutti i "ma" del caso, visto che non conosco la vicenda).
Spesso non basta consultare uno specialista ogni tanto e farsi prescrivere dei farmaci: solo il ricovero (coatto o meno) presso il reparto di psichiatria degli ospedali o presso cliniche specializzate può far sperare nel recupero, più o meno lento, delle persone con pensieri suicidi. A questo devono seguire le dimissioni e la cura da parte di persone care oppure, in mancanza di queste, di un'adeguata struttura: solo così la persona depressa si sente motivata a stare bene, quindi segue la terapia prescritta e conduce una vita normale.
Giusto un esame di coscienza da parte di tutti coloro che hanno interagito con la persona, ma sono certa che i "colpevoli" sono pochi o non ci sono: di solito l'ignoranza in materia porta alla sottovalutazione della malattia e alla presa di coscienza della gravità di questa solo quando è troppo tardi. Forse può servire da lezione, ma non deve portare alla paranoia: ogni caso è un caso a sé, ognuno ha la sua storia e il suo carattere e reagisce in modo diverso alle vicende della vita.
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Potevo non fregarmene e non mostrare indifferenza etichettandola come "squilibrata" , visto che aveva cercato di chiedermi aiuto, anche se a modo suo. Non aveva amici, era un carattere chiuso ma si era attaccata a me in un certo senso. Questo non me lo perdono.
Mi ha visto anche in giro con la "sostituta", quella che l'ha rimpiazzata e so che le ha fatto ancora più male. Mah... storia lunga. Ho aperto il topic solo per stimolare qualcuno a non sottovalutare le richieste di chi chiede una mano.
Mi ha visto anche in giro con la "sostituta", quella che l'ha rimpiazzata e so che le ha fatto ancora più male. Mah... storia lunga. Ho aperto il topic solo per stimolare qualcuno a non sottovalutare le richieste di chi chiede una mano.