Questa, tratta sempre da "Malena", la metto sotto spoiler perchè è una pagina del romanzo...bellissima..La nonna Soledad racconta a Malena di quello che successo dopo la morte di suo marito (ucciso durante la guerra civile spagnola)
"La cosa peggiore fu che non poté salutarti, vero?" dissi quasi a me stessa, pensando ad alta voce.
"Si che lo fece. Io non me ne resi conto, ma lo fece. Quando Margarita mi raccontò cosa era successo, uscii per strada e andai a cercarlo, ma non mi lasciarono arrivare al fronte. C'era una confusione immensa, tutti gridavano contemporaneamente, si sentivano molti ordini e, subito dopo, contrordini che li annullavano, e poi nuovi ordini, contraddittori, nessuno sapeva più cosa fare, come salvarsi, continuo a non capire come lui riuscì ad intrufolarsi...Volevo vederlo, anche se era morto, volevo vederlo ma non ci riuscii. Andai a piedi e tornai a casa nello stesso modo, una camminata lunghissima, anche se non mi stancai, questo me lo ricordo, ci ho pensato spesso dopo a come potevo aver camminato tanto, incinta di sei mesi, senza stancarmi, e non lo so, non lo capisco.[...] Le sirene suonavano, ma a vuoto, ormai non c'erano più nemmeno bombardamenti, non ce n'era bisogno, io però non lo sapevo, ora mi tireranno una bomba, pensai un paio di volte, ora esploderà una bomba sopra di me, e cadrò per terra e morirò...Ma nessuna bomba mi raggiunse, e arrivai a casa. Margarita mi mise a letto vestita, perchè non avevo neppure la forza di spogliarmi. Piansi a lungo, e poi mi addormentai, e dormii quasi tre giorni. Credevo che mi avessero dato qualcosa, qualche calmante, per addormentarmi, e obbedivo perchè quella era la cosa più facile, dormire. Di tanto in tanto mi svegliavo, ma le imposte erano chiuse, non potevo sapere se dall'altra parte del balcone c'era il sole o era notte, ed ero esausta, stanchissima, avevo sonno e mi riaddormentavo...Finchè non mi svegliò uno schiamazzo tremendo, che sembrava non finire mai. Si udivano grida, e canzoni, e le macchine ricominciavano a circolare, sentivo il rombo di motori, e l'eco delle ruote sull'asfalto, e corse, risate, come se la gente fosse di nuovo uscita per strada...Franco era entrato a Madrid, era finita la guerra. Mi alzai in piedi, aprii il balcone, guardai fuori e decisi di riaddormentarmi, ma non ci riuscii. Allora vidi un foglio di carta per terra e, ancor prima di leggerlo, seppi che era il saluto di Jaime, perchè la calligrafia era deformata, come se l'avesse scritto con mano tremante. Era un messaggio molto breve, senza firma. Addio, Sol, amore mio. Sei l'unico Dio che abbia mai conosciuto."
