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Definita la squadra azzurra, in 347 a Pechino La squadra italiana (in allegato tutti i nomi: 25 pagine in formato .pdf) è composta da 347 atleti, di cui 215 uomini e 132 donne, riserve comprese. Ci sono solo due casi subjudice. Uno riguarda il Triathlon dove Nadia Cortassa è stata iscritta, anche se la sua idoneità agonistica risulta temporaneamente sospesa. All’esito degli ultimi accertamenti che verranno fatti dai medici dell’Istituto di Medicina dello Sport del CONI, si deciderà se la Cortassa potrà partecipare oppure sarà rimpiazzata dalla riserva Daniela Chmet. L’altro caso, pur non presente in delibera, riguarda il nuotatore Federico Turrini, che ha un giudizio pendente presso il TAS di Losanna. La Giunta ha chiesto al Presidente Petrucci di scrivere una lettera urgente ai Presidenti di CIO, FINA, WADA e TAS per chiedere che l’atleta venga giudicato prima dell’inizio dei Giochi Olimpici, dando delega al Presidente Petrucci di prevedere un inserimento in squadra all’esito di un eventuale giudizio favorevole del TAS.
Ma ecco un "colpo di scena": un infortunio al cavallo di Juan Carlos Garcia, Kopervik Corube, costringerà l'atleta a rinunciare alla partecipazione alle Olimpiadi. Al suo posto ci sarà Susanna Bordone, in sella ad Ava. Gli altri rappresentanti italiani saranno Magni, Rotatori, Brecciaroli, la Panizzon e Sangiorgi nel dressage.
[Fonte: pechino2008]
Un gruppo che si definisce Partito islamico del Turkistan e si dice contrario alle Olimpiadi di Pechino, ha rivendicato la responsabilità di alcuni attentati avvenuti recentemente in Cina, compreso quello di lunedì scorso a Kunming, nello Yunnan, dove sono morte 2 persone e ne sono rimaste ferite 14.
Secondo la società americana IntelCenter, un'agenzia che ha sede a Washington e che si occupa di rilevare su internet attività terroristiche, il gruppo avrebbe messo in rete un video intitolato 'La nostra Jihad Benedetta nello Yunnan'' in cui rivendica l'attentato. Il sedicente capo del gruppo, che si definisce Comandante Seydullah, stando a IntelCenter afferma tra l'altro nel messaggio di rivendicazione: "Nonostante i ripetuti avvertimenti del Partito islamico del Turkistan alla Cina e alla comunità internazionale circa la necessità di fermare la 29/ma edizione delle Olimpiadi di Pechino, i cinesi hanno ignorato i nostri appelli......Il volontari del Partito islamico del Turkistan si sono preparati in modo specifico hanno cominciato le loro azioni". Secondo Intelcenter, il sedicente Seyfullah rivendica gli attentati avvenuti il 5 maggio su due autobus a Shanghai, l'attentato avvenuto il 17 luglio a Wenzhou, dove un veicolo carico di esplosivi fu lanciato contro la polizia, le esplosioni avvenute il 17 luglio contro uno stabilimento di Guanzhou e le esplosioni avvenute su autobus il 21 luglio a Kunming, nello Yunnan, dove almeno due persone sono rimaste uccise a 14 ferite.
"Il Partito islamico del Turkistan avverte la Cina ancora una volta -afferma Seyfullah sempre secondo IntelCenter - E' nostra volontà colpire gli obiettivi più critici collegati alle Olimpiadi. Cercheremo di attaccare le principali città della Cina, usando tattiche militari mai usate".
[Fonte: ANSA - 26 luglio 2008]
A 10 giorni dall’inizio delle Olimpiadi di Pechino da un lato ci sono le minacce di attentati e i media stranieri che insorgono…
La stampa estera insorge: «Oscurate le pagine di Amnesty International, BBC e Apple daily». Il ministero degli Esteri respinge le critiche: «Sono inaccessibili solo siti banditi per legge»
Tutto era pronto ad accoglierli: ma le autorità cinesi che negli scorsi giorni hanno dato un caloroso benvenuto alla stampa straniera non hanno apparentemente considerato il "particolare" più importante, il libero accesso alle informazioni. La difficoltà ad aprire molti siti Internet e l’impossibilità di accedere ad altri sono subito diventate il tema caldo della stampa: a poco più di una settimana dall’apertura delle Olimpiadi, la Cina censura ancora i siti Internet scomodi. «Sappiamo che in Cina esiste la censura ma ci è stato promesso che la stampa straniera avrà la stessa libertà di accesso alle informazioni delle edizioni precedenti», ha affermato Gosper. «Condurremo indagini per verificare che niente ostacoli il lavoro della stampa straniera», ha aggiunto. Velocità della connessione compresa, perchè la lentezza del servizio è un altro problema denunciato da molti giornalisti (a sua volta probabilmente causato dai "controlli" da parte delle centinaia di migliaia di "cyber-poliziotti" attivi in Cina). Durante una conferenza stampa nel Main Press Center (Mpc), il responsabile per la comunicazione del comitato organizzatore delle Olimpiadi (Bocog), Sun Wenjia, ha negato che siano state poste in atto misure censorie e ha ricordato che alcuni siti web «potrebbero essere inaccessibili per proprie difficoltà tecniche». «Per quanto ne so, l’accesso a Internet non è un problema», ha risposto a un giornalista americano che ha raccontato di non essere riuscito ad aprire alcuni siti web come quello della BBC e dell’Apple daily, un quotidiano di Hong Kong critico verso il governo cinese.
Ma oggi sono risultati inutili anche i tentativi di accedere al sito di Amnesty International che ha pubblicato ieri un rapporto nel quale accusa la Cina di non avere mantenuto le promesse sui diritti umani, tradendo in questo modo i valori fondamentali dell’Olimpismo. Una "lista nera" di siti web contenenti informazioni "illegali e dannose", secondo le autorità, è stata recentemente pubblicata dal Centro cinese per i contenuti internet illegali (Ciirc) con l’obiettivo di creare «un ambiente Internet più sano». Non solo: la capitale cinese ha stretto un giro di vite su molte pubblicazioni in joint venture con partner occidentali o semplicemente dal "sapore" straniero, ordinando la chiusura di decine di siti Internet. Pechino ha però subito respinto le critiche di aumento di violazioni dei diritti umani in vista delle Olimpiadi, apparse oggi nel rapporto dell’organizzazione Amnesty International. «Chi conosce la Cina non è d’accordo», ha affermato il portavoce del ministero degli Esteri Liu Jianchao. «Spero -ha aggiunto- che Amnesty International si levi le lenti distorte che porta da anni e guardi alla Cina in modo equo ed obiettivo». Pechino si oppone a chi «usa la questione dei diritti umani per interferire negli affari interni cinesi -ha detto ancora Liu- siamo contrari ad ignorare gli importanti sviluppi nella situazione dei diritti umani in Cina e agli attacchi alla Cina basati su voci e montature». Il dialogo sui diritti umani dovrebbe svolgersi «su una base di parità, mutuo rispetto e comprensione».
... dall'altro c'è lo sport e "Casa Italia"...
Si accendono i riflettori su "Casa Italia". Il quartier generale azzurro a Pechino, situato presso l’Haidian Exhibition Center, è stato inaugurato sabato con una cerimonia in forma privata alla presenza dell’Ambasciatore Italiano Riccardo Sessa, delle aziende partner, degli ospiti della stampa Cinese e Italiana. Casa Italia sorge su uno spazio di ottomila metri quadrati e si trova all' interno dell'Haidian Gongyuan: un'area di 40 ettari, 30 dei quali sono occupati da giardini per un totale di 400mila piante. L'area comprende i parchi di Changchun e di Xihuam il tempio di Quanzong e altri siti dell' antica Cina imperiale. La struttura resterà aperta fino al giorno di chiusura dei Giochi. Ricco il palinsesto degli eventi: dopo il concerto di sabato di Al Bano sono previsti quelli di Gianni Morandi (11 agosto), Alexia (16 agosto) e Irene Grandi (23 agosto). Altri artisti che si esibiranno a Casa Italia sono il duo De Luca, Emma Re e Dal Principe-Sargant. Il punto centrale è Piazza Italia, dove si svolgeranno i principali eventi del programma. La sala è adiacente alla cosidetta ''area-partner", dove gli sponsor - Freddy, Intesa San Paolo, Edison - i fornitori ufficiali - Consorzio Parmigiano Reggiano, Ferrero, Lavoro.doc, Fassi Sport - i media partner - Gruppo Sole24ore, Radio Italia. RCS - e i partner istituzionali - Amministrazione autonoma monopoli di Stato e MInistero delle Politica Agricole - riceveranno pubblico e clienti. Casa Italia sarà aperta al pubblico e ospiterà le conferenze stampa degli atleti vincitori di medaglie.
Che siano state le pressioni del Comitato Olimpico Internazionale o quelle ricevute dai giornalisti arrivati nella sala stampa allestita per i Giochi di Pechino non è chiaro, ma venerdì mattina la Cina sembra aver deciso di allentare i cordoni della Rete. Così sono tornati di nuovo cliccabili numerosi siti internet prima censurati, tra cui, più scomodi per il Governo cinse, quelli delle associazioni umanitarie primi fra tutti Amnesty International e Reporters sans frontières, «il nemico di internet» e la tv tedesca Deutche Welle.
«La questione è risolta», ha dichiarato il vice presidente del Comitato olimpico internazionale, Gunilla Lindeberg. Sbloccata anche la Bbc in cinese, la versione cinese di Voice of America e il sito di Apple Daily, giornale di Hong Kong. Ma chi si augurava che i riflettori internazionali potessero ridare la luce proprio a tutti i siti, compresi quelli religiosi, si era illuso.
Quello di venerdì rappresenta certo un passo in avanti per i Giochi, ma sono ancora molti i siti sono ancora off-limits. Rimane interdetto ancora, infatti, l'accesso al sito del movimento spirituale Falun Gong, fuorilegge in Cina, oppure ciccare quello dei dissidenti tibetani o cercare informazioni sul massacro di Tienanmen del 1989 nonostante la «casuale» pubblicazione su un quotidiano cinese di una foto scattata durante gli scontri. Ci sarà un «sufficiente accesso alla Rete, dunque, ma ancora non si conosce il numero dei siti oscurati e controllati, pare, da 40mila agenti.
L'allargarsi delle maglie della Rete è stata certamente una vittoria e una sorpresa dati gli annunci che appena giovedì erano arrivati dalla Cina. Nessun dietro front sulla decisione di controllare internet, aveva precisato Pechino sotto il duro colpo della fuoriuscita delle immagini della cerimonia inaugurale postati dalla Sbs coreana su YouTube e diffuso sui maggiori siti internazionali. A quanto pare invece l'inaspettata decisione sarebbe stata presa dopo l'incontro tra gli organizzatori delle Olimpiadi cinesi e alcuni dirigenti del Comitato olimpico internazionale. Al termine dei colloqui, il Cio aveva fatto sapere con un comunicato che era stato raggiunto un accordo senza però fornire alcun dettaglio. Questo perché anche il Cio, che per mesi aveva garantito che le Olimpiadi sarebbero state libere da censure giovedì era stato investito dalle critiche dei reporter dopo l'annuncio cinese del blocco ad alcuni siti.
In proposito venerdì mattina è intervenuto anche il presidente cinese Hu Jintao che, in un raro incontro con la stampa straniera, ha lanciato un appello affinché i Giochi olimpici «non vengano politicizzati» e ha invitato i media stranieri a «rispettare le leggi cinesi» e a «realizzare reportage obiettivi». Insomma, saranno stati anche allentati i controlli sulla Rete ma non su quelli sull'informazione.
[Fonte: Unità - 01 agosto 2008]
Intanto a giorni dall'inizio delle Olimpiadi cambia la squadra italiana di fioretto. In mattinata è arrivata infatti l'esclusione di Andrea Baldini, risultato positivo a un controllo antidoping effettuato durante gli Europei di Kiev. L'esito delle analisi sul primo campione delle urine, arrivato dal Laboratorio di Praga, ha tolto di scena il fiorettista, in base al codice etico fatto firmare dal CONI a tutti gli atleti olimpici. Al suo posto, grazie al ranking FIE, è subentrato Andrea Cassarà, sesto nella graduatoria e prima riserva mondiale.
Mancano 2 giorni all'inizio delle Olimpiadi e continuano le polemiche...
L'appello della destra a disertare la cerimonia di apertura dei Giochi e scoppia la polemica. La politica non entri nello sport, protestano da Pechino gli azzurri che bocciano senza appello l'invito del ministro della Gioventù Giorgia Meloni e del presidente dei senatori del Pdl Maurizio Gasparri a compiere un «gesto forte» in favore dei diritti umani in Cina.
Richiesta respinta anche dal Cio che la definisce «deplorevole» e che spacca anche il governo. Ad accendere la miccia è Gasparri che chiede agli atleti di prendere ad esempio «il gesto della tedesca Imke Duplitzer», che a suo dire avrebbe annunciato di non prendere parte alla cerimonia inaugurale dei Giochi. La notizia non trova conferma, ma il concetto politico è ugualmente forte. Un gesto, aggiunge il capogruppo del Pdl in Senato, «per protestare contro il mancato rispetto dei diritti umani in Cina» che
dovrebbe essere di «stimolo per tutti gli atleti, compresi quelli italiani» perchè «anche con queste manifestazioni si può esprimere sostegno e solidarietà». Poco dopo è un ministro del governo a rincarare la dose, invitando esplicitamente gli azzurri a non andare alla cerimonia dell'otto agosto. «Dagli atleti serve un gesto forte ed in questo senso anche disertare l'inaugurazione sarebbe un segnale importante da dare, visto che il problema dei diritti in Cina sembra ormai caduto nel dimenticatoio», rilancia la Meloni.
Nel ricordare che tutti, atleti e tifosi, hanno la «responsabilità di rappresentare una democrazia che si basa su principi fondanti», il ministro di An sottolinea che «il presupposto di questi Giochi era proprio quello di cercare di chiedere con maggiore forza alla Cina passi avanti in materia di diritti umani e civili». Invece, conclude, «non si è mosso nulla ed anzi il problema sembra del tutto dimenticato».
Le polemiche montano in un attimo. Anche all'interno della stessa maggioranza: il presidente della Camera, Gianfranco Fini, frena, sottolineando che «il boicottaggio non raggiunge l'obiettivo che ci si prefigge»; mentre il ministro degli Esteri Franco Frattini chiede di «non politicizzare» i Giochi e quello del Federalismo Umberto Bossi giudica «ipocrite» le parole dei colleghi della maggioranza. Dura l'ex ministro per lo Sport Giovanna Melandri. «Chiedere agli atleti di disertare la cerimonia inaugurale è una ipocrisia ma anche un ribaltamento delle proprie responsabilità». «Il governo chiede agli atleti di fare un gesto politico e non si assume la responsabilità politica di scegliere eventualmente di disertare come governo italiano la cerimonia inaugurale», ha osservato Melandri. Ma è da Pechino che arrivano le reazioni più dure. In primo luogo dal Cio: «Deploriamo ogni invito rivolto agli atleti affinchè non prendano parte all'inaugurazione dei Giochi olimpici», è la reazione del Comitato olimpico internazionale attraverso la sua portavoce, Emmanuelle Moreau. «Le sole persone che potrebbero essere colpite da una simile decisione - aggiunge - sono gli atleti che da sempre sognano di partecipare a questo straordinario evento». Ma sono soprattutto gli azzurri a reagire. E la loro risposta è durissima. «Certi politici, anche se sono vicini alle mie idee, sono incompetenti: non capiscono certe cose al di fuori del loro mondo», attacca il campione del mondo dei massimi Clemente Russo. «Non vedo perchè disertare la cerimonia di apertura, allora tanto valeva boicottare i Giochi», aggiunge il pugile. «E poi alla ministro Meloni chiedo, ma lei
diserterebbe l'occasione della vita?». Altrettanto dura la reazione del Ct della nazionale maschile di pallavolo: «Mi offendo quando un politico parla di sport. Perchè certi gesti dimostrativi non li fanno loro o non li chiedono ad altri? Perchè sempre a noi sportivi?«, si domanda Andrea Anastasi. Anche Roberto Cammarelle scarta l'idea di non essere all'inaugurazione. «Disertare la cerimonia d'apertura? Non ci penso proprio», dice il campione del mondo dei supermassimi e grande favorito per l'oro di Pechino. «Non sono qui solo per tentare di vincere - aggiunge il poliziotto che l'anno scorso vinse il titolo iridato a Chicago -, ma anche per partecipare alla cerimonia d'apertura. Alle Olimpiadi è un momento molto importante, e io voglio assolutamente esserci».
[Fonte: L'Unità - 05 agosto 2008]