Il più grande produttore di telefonini del mondo, la finlandese Nokia, passa al contrattacco e punta sull'open source. Il colosso guidato da Olli Pekka Kallasvuo ha deciso di comprare le quote di minoranza di Symbian, la più importante casa del software per i telefonini di nuova generazione. La britannica Symbian produce, infatti, circa il 60% dei sistemi operativi che girano sui telefonini multimediali e quindi il suo software gira già su oltre 200 milioni di telefoni cellulari. Al confronto il 12% di quota di mercato della piattaforma Linux e le due fette dell'11% di Research In Motion e di Microsoft sono bruscolini.
Non è detto, però, che la situazione rimanga tale. I grandi concorrenti della Nokia hanno, infatti, lanciato dei programmi importanti che rischiano di minacciare i successi della casa del telefonino fondata nel lontano 1865 da Fredrik Idestam. Due temibili concorrenti si affacciano soprattutto sui mercati presidiati dalla società finlandese. Il primo è il celebre iPhone della Apple che "monta" il software Sdk e a breve sbarcherà anche in Italia. Il secondo avversario è invece Google che sta per lanciare il suo GPhone e ha già messo a punto il nuovo Android, l'unica piattaforma di software per telefonini presente sul mercato realmente libera (open source).
A questo punto Nokia non poteva che reagire e ha fatto un'offerta da 264 milioni di euro (3,647 per azione) su Symbian, società britannica che dieci anni fa ha contribuito a fondare e di cui già controlla il 48% del capitale. Il progetto, però, va oltre l'acquisizione delle quote di Sony (13,1%), Panasonic (10,5%), Siemens (8,4%) e Samsung (4,5%) e punta a creare una fondazione che riunisca i grandi operatori del mondo e che metta a punto il software del futuro, un software che dovrà essere open source.
L'idea sembra piacere persino a concorrenti come Vodafone, At&T e la giapponese Ntt DoCoMo, ma potrebbero partecipare anche StMicroelectronics (che ha in Nokia uno dei suoi maggiori clienti) e Texas Instruments, oltre ad altri competitor come Sony, Ericsson e Motorola. Insomma la strategia prevede di prendere la punta di diamante dei sistemi operativi per telefonini e farne la base per tutti i player del comparto che vorranno usufruire di questo software di nuova generazione.
Ovviamente per Nokia si tratta anche di business e non solo di un'operazione di immagine. Con il riacquisto delle quote di minoranza di Symbian (società che ha realizzato più di 200 milioni di euro di utili nel 2007), Nokia potrà dire addio alle royalties annualmente pagate al gruppo per l'utilizzo dei suoi software. Qualcuno ha calcolato in 5 dollari a telefonino i diritti pagati da ogni cliente di Symbian, ma Nokia si è rifiutata di fare precisazioni in merito. Il break even dell'investimento per Nokia dovrebbe arrivare già nel 2010 e dal 2011 le nuove attività dovrebbero portare utili nelle casse del gruppo finlandese. Per allora la battaglia per la lingua che i nuovi telefonini dovranno parlare sarà sicuramente già giunta al culmine.
[Fonte: LaStampa]
Sfida Apple, Nokia (Symbian) e Microsoft (Windows Mobile)
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Con il nuovo iPhone 3G Apple ha reso disponibile come ampiamente annunciato da Steve Jobs un mese fa anche una vera e propria infornata di applicazioni e servizi per il "melafonino" e per l'iPod touch. Ben 500, infatti, i programmi nativi che gli utenti potranno scaricare dall'App Store, una sorta di "marketplace" a contorno di iTunes (il sito dove si acquistano le canzoni e i video per l'iPod) direttamente accessibile via reti cellulari e connessioni Wi-Fi dal nuovo smartphone della casa di Cupertino per chi ha attivato o attiverà un proprio "account" per accedere al negozio virtuale della Mela. Il carnet di applicativi (circa un quarto gratuiti, i restanti a pagamento con prezzi che vanno da 0,79 a 23,99 euro) comprende di tutto e un po', dai giochi di Sega alle aste di eBay, dagli strumenti e dai contenuti Web 2.0 di Facebook e MySpace alle notizie dell'Associated Press, dalle informazioni sui viaggi di Travelocity a quelle sul cinema messe a disposizione dal provider italiano MYmovies.it.
Al di là della bontà (e soprattutto la quantità) o meno dell'offerta di cui sopra, che per inteso sarà disponibile anche tramite Mac o Pc tramite la nuova versione di iTunes 7.7, il fatto importante è che Apple ha coinvolto in questo progetto sviluppatori esterni (che si metteranno in tasca il 70% dei ricavi generati dalla vendita dei loro programmi) e questa è di per sè una primizia assoluta. Molti analisti, allargando il discorso alle prospettive future dell'iPhone, sono altresì convinti che App Store sia solo la prima tappa di una strategia che la società californiana ha studiato in modo certosino per dare fastidio a chi il mercato dei telefonini lo domina a livello di piattaforma, e cioè Nokia (con Symbian) e Microsoft (con Windows Mobile) con Research in Motion (Blackberry) a fare naturalmente da terzo incomodo. La battaglia negli smartphone, questa la convinzione di tanti, si sposterà presto dal lato hardware (il terminale) a quello software (il sistema operativo e le applicazioni che vi girano sopra) e chi saprà meglio cavalcare la sfida di emulare le funzionalità di un pc sul dispositivo mobile sarà indubbiamente in una posizione di grande vantaggio. Il rischio, osservano però alcuni, è che l'estrema proliferazione di programmi creati ad hoc per l'iPhone generi confusione presso gli utenti e rompa gli equilibri in aree (vedi il download di musica digitale) dove Apple non ha bisogno del "mela fonino" per essere la prima scelta dei consumatori. Cosa succederà, come ha evidenziato il New York Times, se alla porta di Steve Jobs busserà qualcuno, per esempio i responsabili di Mywaves.com, un servizio per la visualizzazione gratuita di video su dispositivi mobili (già utilizzato tra l'altro su vari modelli Nokia e BlackBerry) che di Apple (iTines) è di fatto concorrente?
A Cupertino si dichiarano (a ragione soddisfatti) dell'adesione in massa di provider e sviluppatori alla chiamata per App Store e c'è chi (l'investitore Matt Murphy) sta caldeggiando a suon di dollari (100 milioni) l'attività di start-up interessate a realizzare applicativi per iPhone. Il fronte della sfida con le rivali potrebbe quindi completamente spostarsi verso gli sviluppatori e così facendo Apple deve però rincorrere chi nei telefonini ci lavora da più tempo o da sempre, e cioè Microsoft, Rim, Symbian e anche Palm (che ha dalla sua, soprattutto negli Usa, ancora migliaia di "developers" che lavorano su Palm Os e Windows Mobile). Se guardiamo in casa Nokia, la scelta di dare vita a una "piattaforma" open source - la Symbian Foundation, nata a valle dell'acquisizione degli asset di Symbian - con l'intento di aprire il proprio ecosistema di software e servizi ai partner del progetto (altri produttori di cellulari e componenti, operatori telefonici, provider di servizi e software) è di fatto una risposta forte e chiara all'Open Handset Alliance voluta da Google per poter lanciare i "googlefonini". Ma è anche un passo deciso nel voler tenere lontane le rivali non solo dal lato dei terminali ma anche sotto l'aspetto della disponibilità di applicazioni e servizi (Web) a corredo. E il "credito" che Nokia può spendersi sul mercato non ce l'ha di fatto nessun altro dell'industria mobile.
E Microsoft, che dispone di un parco di 18.000 applicazioni disponibili per il suo sistema operativo Windows Mobile? Come ipotizzabile non ci sono suoi prodotti (si vociferava di Silverlight o di alcuni applicativi della suite Dynamics) acquistabili nell'App Store ma la potenza di fuoco che può mettere in campo il colosso di Redmond – che lascia campo aperto agli sviluppatori anche sotto il profilo economico – è indubbiamente fuori portata (oggi) per Apple. Che però ha dalla sua qualcosa che Microsoft ancora non ha, e cioè l'interfaccia utente "multi touch" e un browser Web avanzato pensato a uso e consumo dei dispositivi mobili. La doppia lacuna dovrebbe essere colmata con il nuovo sistema operativo, Windows Mobile 7 (in arrivo nel 2009), e a quel punto la sfida all'iPhone conoscerà per certo un nuovo capitolo. Molto importante, perché entrerà prepotentemente in gioco il fattore "mobile advertising".
[Fonte: IlSole24Ore]
Al di là della bontà (e soprattutto la quantità) o meno dell'offerta di cui sopra, che per inteso sarà disponibile anche tramite Mac o Pc tramite la nuova versione di iTunes 7.7, il fatto importante è che Apple ha coinvolto in questo progetto sviluppatori esterni (che si metteranno in tasca il 70% dei ricavi generati dalla vendita dei loro programmi) e questa è di per sè una primizia assoluta. Molti analisti, allargando il discorso alle prospettive future dell'iPhone, sono altresì convinti che App Store sia solo la prima tappa di una strategia che la società californiana ha studiato in modo certosino per dare fastidio a chi il mercato dei telefonini lo domina a livello di piattaforma, e cioè Nokia (con Symbian) e Microsoft (con Windows Mobile) con Research in Motion (Blackberry) a fare naturalmente da terzo incomodo. La battaglia negli smartphone, questa la convinzione di tanti, si sposterà presto dal lato hardware (il terminale) a quello software (il sistema operativo e le applicazioni che vi girano sopra) e chi saprà meglio cavalcare la sfida di emulare le funzionalità di un pc sul dispositivo mobile sarà indubbiamente in una posizione di grande vantaggio. Il rischio, osservano però alcuni, è che l'estrema proliferazione di programmi creati ad hoc per l'iPhone generi confusione presso gli utenti e rompa gli equilibri in aree (vedi il download di musica digitale) dove Apple non ha bisogno del "mela fonino" per essere la prima scelta dei consumatori. Cosa succederà, come ha evidenziato il New York Times, se alla porta di Steve Jobs busserà qualcuno, per esempio i responsabili di Mywaves.com, un servizio per la visualizzazione gratuita di video su dispositivi mobili (già utilizzato tra l'altro su vari modelli Nokia e BlackBerry) che di Apple (iTines) è di fatto concorrente?
A Cupertino si dichiarano (a ragione soddisfatti) dell'adesione in massa di provider e sviluppatori alla chiamata per App Store e c'è chi (l'investitore Matt Murphy) sta caldeggiando a suon di dollari (100 milioni) l'attività di start-up interessate a realizzare applicativi per iPhone. Il fronte della sfida con le rivali potrebbe quindi completamente spostarsi verso gli sviluppatori e così facendo Apple deve però rincorrere chi nei telefonini ci lavora da più tempo o da sempre, e cioè Microsoft, Rim, Symbian e anche Palm (che ha dalla sua, soprattutto negli Usa, ancora migliaia di "developers" che lavorano su Palm Os e Windows Mobile). Se guardiamo in casa Nokia, la scelta di dare vita a una "piattaforma" open source - la Symbian Foundation, nata a valle dell'acquisizione degli asset di Symbian - con l'intento di aprire il proprio ecosistema di software e servizi ai partner del progetto (altri produttori di cellulari e componenti, operatori telefonici, provider di servizi e software) è di fatto una risposta forte e chiara all'Open Handset Alliance voluta da Google per poter lanciare i "googlefonini". Ma è anche un passo deciso nel voler tenere lontane le rivali non solo dal lato dei terminali ma anche sotto l'aspetto della disponibilità di applicazioni e servizi (Web) a corredo. E il "credito" che Nokia può spendersi sul mercato non ce l'ha di fatto nessun altro dell'industria mobile.
E Microsoft, che dispone di un parco di 18.000 applicazioni disponibili per il suo sistema operativo Windows Mobile? Come ipotizzabile non ci sono suoi prodotti (si vociferava di Silverlight o di alcuni applicativi della suite Dynamics) acquistabili nell'App Store ma la potenza di fuoco che può mettere in campo il colosso di Redmond – che lascia campo aperto agli sviluppatori anche sotto il profilo economico – è indubbiamente fuori portata (oggi) per Apple. Che però ha dalla sua qualcosa che Microsoft ancora non ha, e cioè l'interfaccia utente "multi touch" e un browser Web avanzato pensato a uso e consumo dei dispositivi mobili. La doppia lacuna dovrebbe essere colmata con il nuovo sistema operativo, Windows Mobile 7 (in arrivo nel 2009), e a quel punto la sfida all'iPhone conoscerà per certo un nuovo capitolo. Molto importante, perché entrerà prepotentemente in gioco il fattore "mobile advertising".
[Fonte: IlSole24Ore]
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