Per Vanna Marchi e sua figlia, Stefania Nobile, si riaprono le porte del carcere. Per i giudici della quarta Corte d'appello di Milano, che a marzo le avevano condannate per associazione a delinquere e truffa, esisteva il concreto rischio che fuggissero all'estero per sottrarsi alla sentenza, una volta che fosse diventata definitiva. Per questo oggi le due donne sono state arrestate a Milano dagli agenti della squadra mobile.
Per i giudici la televenditrice e la figlia hanno, fuori dall'Italia, soldi. Molti più di quelli sequestrati nel corso delle inchieste, anche se non sono mai stati trovati. Nel 2002 avevano intenzione di ampliare la propria attività in Spagna, individuando dei locali a Madrid. Nel frattempo, in questi mesi, sono rientrate nel giro.
Lo scorso novembre, infatti, Vanna Marchi aveva iniziato a dirigere un centro estetico a Carpi, in provincia di Modena. "Ricomincio daccapo. E ho deciso di tornare al lavoro, dopo cinque anni, occupandomi di quello che so fare", aveva spiegato. Proprio il suo rientro in attività è uno dei fatti citati nell'ordinanza e che sarebbero all'origine del pericolo di reiterazione del reato: in questo modo erano infatti aumenti, secondo i giudici, “i sospetti che, rientrando nel settore dei prodotti di bellezza, come un tempo, ci fosse il rischio di nuove truffe".
Per il difensore, l'avvocato Liborio Cataliotti, però, "il lavoro si era interrotto dopo poco tempo. Il proprietario dell'azienda che forniva i macchinari estetici - ha raccontato - aveva scritto una lettera per terminare il contratto in quanto riteneva di essere danneggiato nella sua immagine per l'associazione alla figura di Vanna Marchi".
Ultimamente, poi, la “tele imbonitrice” aveva preso parte ad alcune trasmissioni radiofoniche ma, spiega il legale, "si trattava di sketch".
Oggi, madre e figlia sarebbero state arrestate in un bar nella zona della stazione Centrale dove pare che la Nobile avesse iniziato a lavorare da qualche tempo. Inoltre la donna aveva attivato un blog su internet, dove già dopo la sentenza di primo grado aveva annunciato di voler tornare a vendere alcuni prodotti e cimeli personali.
Il 27 marzo scorso i giudici della quarta Corte d'appello, nel processo di secondo grado che riuniva le due sentenze del Tribunale, avevano condannato la Marchi a 9 anni e 6 mesi e la figlia a 9 anni, 4 mesi e 9 giorni, grazie alla prescrizione di una serie di vecchie truffe. Con una ordinanza conseguente a quella sentenza, la corte, presieduta dal giudice Giovanna Ichino, ha considerato che esistono ancora "la ragionevole probabilità di espatrio delle donne" ma anche il "pericolo di reiterazione di condotte criminose della stessa indole di quelle di cui le donne si erano rese responsabili". Per questo, "solo la misura detentiva è in grado di prevenire lo svolgimento di attività o comunicazioni con l'esterno, anche tramite Internet o trasmissioni televisive", argomentano i giudici.
Già domani il legale della Marchi e della Nobile, Liborio Cataliotti, ha annunciato che presenterà un ricorso al Tribunale della Libertà di Milano, per ottenere la revoca della misura. "L'ordinanza contiene affermazioni congetturali e disancorate dalla realtà" ha sostenuto il legale. Nell' ordinanza, di poche pagine, si sostiene che per le due donne sussiste il pericolo di fuga e quello di reiterazione del reato, in quanto potrebbero essere in possesso di somme, provento del reato di truffa, superiori a quelle sequestrate nel corso dei processi a loro carico.
[Fonte: UnioneSarda - 04/06/2008 21:32]



