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Molto in breve, la stampa ha parlato davvero poco delle persecuzioni avvenute in Iraq il 31 Ottobre. Ci sono stati quasi 60 morti, tra cui 2 sacerdoti, martiri del 2010 che con il loro sangue hanno testimoniato la fede in Cristo in un Paese, l'antica Mesopotamia, cristiano da sempre, almeno per ridici.
Beh, nonostante questi Predicatori si sentano soli ed abbandonati dalla Chiesa, io ieri sera ho promesso, stringendo la mano ad un monaco superstite, che avrei parlato del tema ogni volta che ne avessi avuto la possibilità. Ho cercato anche di farmi lasciare i contatti e-mail di queste persone, che si trovano in Medio oriente, al fine di far sentire loro una vicinanza che dimostri come la fede non sia abbandonata a se stessa.
Vedere video di Chiese antichissime rase al suolo, di funerali di persone uccise solo per la loro non conformazione all'Islam, di giovani preti fatti esplodere sull'altare come carne da macello solo perché credenti in Cristo (quindi occidentali, quindi filo-americani: banalizzazione assoluta della categoria!) e non in Maometto, ascoltare canti siriaci ed aramaici, vedere candele accendersi in ricordo delle vittime, ma soprattutto ricevere un abbraccio, da questi superstiti che nonostante una morte annunciata, preferiscono ritornare nel loro paese per non chiudere la Casa di Dio. In quell'abbraccio avrei dovuto dare io conforto, ed invece ne ho ricevuto.
Alla luce anche di quella sentenza di condanna a morte contro la donna pakistana, Asia Bibi, accusata di blasfemia contro Maometto, volevo solo dire che, anche se per noi sembrano realtà così lontane, ancora si muore per imporre un Dio, e questo non ha giustificazioni di nessun tipo.