Di Pietro non si fa attendere e ribatte con fermezza a tutte le accuse:
Continua Di Pietro:«La verità, ovviamente, è molto più lineare e banale: all'epoca io ero un magistrato inquirente che svolgeva le indagini, chiedeva arresti e poi li faceva eseguire. Indovinate da chi? Dai Carabinieri e dalla Polizia di Stato, ovviamente, ed anche dalla Guardia di Finanza. Il colonnello Mori e il questore Contrada erano appunto esponenti di primo piano dei predetti organi ed è sicuramente capitato, anche se io ora, a distanza di quasi vent'anni, non ricordo tutte le circostanze, che a volte abbia chiesto anche agli Uffici da loro diretti, oltre ad una miriade di altri, di svolgere accertamenti e di eseguire provvedimenti...».
Il fatto che Di Pietro rimanga suo malgrado invischiato nel polverone dei colpevoli e dei presunti innocenti purtroppo è solo uno degli indici di quanto sia stata approssimativa e poco clinica la sua caccia alle streghe, dalla sua immatricolazione in politica ad oggi. Nel 2010, mentre Di Pietro si propone come la più decisa alternativa al Berlusconismo, siamo proprio sicuri che il trait d'union del personalismo e insieme del culto apologetico del “grande leader” non rendano il movimento di Di Pietro particolarmente affine al movimento di Berlusconi?«Dove sarebbe lo scandalo? Interloquire con un questore o con un colonnello dei carabinieri addetti alle investigazioni è il minimo che poteva e può fare un magistrato che, come me, stava svolgendo le indagini di Mani Pulite. Non potevo certo sapere i guai che sarebbero loro capitati anni dopo. Essi all'epoca erano solo servitori dello Stato, non delinquenti. E invece, ancora una volta, si sta tentando di costruire una bufala, grazie ai soliti prezzolati denigratori di professione del solito organo di informazione».


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