Nuovi domini top-level e protocollo IPv6

Nuove tecnologie, segnalazioni di siti, curiosità e news dai principali provider
Avatar utente
Fenice
Very Important Poster
Very Important Poster
Messaggi: 31357
Iscritto il: 06/01/2008, 14:53
17
Località: Prope Caput Mundi
Umore:
Grazie inviati: 1
Sesso:

Messaggio

Nella breve storia di Internet, la giornata di ieri sarà ricordata come una svolta epocale che cambierà drasticamente il modo in cui gli utenti navigano in Rete. Oltre 1.500 delegati da 70 Paesi si sono riuniti a Parigi per votare l’apertura di nuovi orizzonti sul Web, permettendo a partire dall’aprile dell’anno prossimo la registrazione di milioni di nuovi domini «top-level» (ossia i suffissi al termine degli indirizzi Web come .com) che allargano la mappa di Internet a nuove impensate costellazioni.
«Questi cambiamenti consentiranno a individui e società di esprimere al meglio la propria identità» ha spiegato all’assemblea annuale Paul Twomey, presidente e amministratore delegato dell’Icann («Internet Corporation for Assigned Names and Numbers»), l’organizzazione non-profit con sede in California che supervisiona l’assegnazione dei nomi a dominio e gli indirizzi Ip (protocollo Internet) che fanno comunicare le reti di computer.
L’attuale protocollo («Ipv4) che rende disponibili gli indirizzi Web scade nel 2011 e l’Icann era sotto pressione per trovare una soluzione alla crescente domanda. Un esempio? Ebay, il popolare sito di aste online, è una delle tante aziende che da tempo chiede di poter registrare un proprio nome di dominio, diverso da .com o it. Ma sono emerse richieste anche da altri gruppi di prodotti, come .banca o .auto. E persino da città, come .berlin.
Fino ad oggi tutti gli indirizzi Web erano contenuti in un numero limitato di nomi di dominio di primo livello: circa 240 geografici (come .it o .eu) e circa una ventina generici (tra i più gettonati oltre a «.com» ci sono «.net», «.org», «.gov» e «.edu»). Dal 2009 un miliardo e trecento milioni di utenti tra aziende, istituzioni e persone fisiche potranno comprare un numero illimitato di indirizzi generici basati su parole comuni (.news o .sport), marchi (.pepsi o .coke), nomi d’azienda (.ibm o, appunto, .ebay), di città (.paris o .nyc), persino nomi propri.
E in qualsiasi lingua: utilizzando quindi anche caratteri non latini, una mossa ritenuta di importanza critica per rendere Internet più accessibile agli utenti in Asia, Africa, Medio Oriente e altre parti del mondo. E affrancare Icann dalla dipendenza dagli Stati Uniti: perchè fino al 2009 l’ente - che negli anni è passato di mano ma risale a oltre vent’anni fa quando Internet incominciò a decollare negli Stati Uniti - riferisce ancora al Dipartimento del Commercio Usa. C’è un aspetto critico, tuttavia, tutt’altro che marginale: l’Icann venderà questi nuovi «territori» a carissimo prezzo. Infatti per registrare un nuovo dominio «top-Level» bisognerà dimostrare la solidità finanziaria e la competenza tecnica del richiedente. E - anche per arginare il fenomeno del «cyber-squatting», cioè che chiunque registri un indirizzo Internet scippando i nomi altrui (utilizzando come estensione, per esempio, una marca molto nota, o il nome di una celebrità) - costerà tra i 100 mila e i 500 mila dollari. Una manna, per l’organizzazione che ha bisogno di finanziarsi per migliorare il supporto tecnologico alla Rete. Ma non si tratta certo di un’operazione alla portata di tutti.
In cambio, l’Icann sta per sfornare finalmente l’«IPv6», la tanto attesa nuova versione del protocollo Internet che succede a IPv4 con nuovi servizi e una più semplice configurazione e gestione delle reti Ip. Una specie di Internet 2.0. La sua caratteristica più appariscente sta nelle cifre, davvero astronomiche: gestisce fino a circa 3,4×10^38 indirizzi, mentre IPv4 ne gestisce «soltanto» fino a circa 4 miliardi (4×10^9).
«Quantificando con un esempio, per ogni metro quadrato di superficie terrestre, ci sono 666 mila miliardi di miliardi di indirizzi IPv6 unici, ma solo 0,000007 IPv4 (cioè solo 7 IPv4 ogni milione di metri quadrati)» spiega Vint Cerf, uno dei padri fondatori di Internet, che ha ribadito anche la necessità di separare infrastrutture e servizi per garantire la neutralità e la trasparenza della Rete, cioè lo stesso trattamento dei dati per tutti, sempre e ovunque.
[Fonte: LaStampa]
Avatar utente
Fenice
Very Important Poster
Very Important Poster
Messaggi: 31357
Iscritto il: 06/01/2008, 14:53
17
Località: Prope Caput Mundi
Umore:
Grazie inviati: 1
Sesso:

Messaggio

La Rete della Ricerca Italiana è pronta, in anticipo rispetto agli obiettivi europei. Le novità più interessanti dell’IPv6.

A seguito dell'allarme lanciato dalla Commissione Europea sull'inevitabile esaurimento di indirizzi IP disponibili, infatti, è stato fissato il termine del 2010 per dare pieno supporto al protocollo IPv6. Ma La Rete della Ricerca Italiana Garr è già pronta, in anticipo rispetto agli obiettivi europei: GARR è stata capofila occupandosi del coordinamento del progetto di sperimentazione della rete della Ricerca Geant.
Già oggi in Italia, la Rete della Ricerca e dell'Istruzione è double-stack e supporta pienamente entrambi i protocolli IPv4 e IPv6.
Viviane Reding, commissaria europea per la Società dell’informazione e i media, ha evidenziato che solo il 16% degli indirizzi IPv4 è utilizzabile per nuovi collegamenti e a questo proposito ha esortato gli Stati membri a far sì che il nuovo protocollo IPv6 sia ampiamente utilizzato nelle amministrazioni pubbliche e nelle imprese entro il 2010, almeno per quanto riguarda il 25% degli utenti.
Garr ha reso IPv6 già disponibile su tutti i sistemi operativi e le principali applicazioni (posta, web) sono già utilizzabili con il doppio protocollo (IPv4-IPv6) così come dimostrano alcune Università che hanno configurato in questo modo i computer utilizzati dagli studenti.
Attualmente, il volume di traffico su IPv6 è ancora marginale, ma la diffusione del nuovo protocollo aumenterà quando la maggioranza degli utenti sarà in grado di usarlo per le sue operazioni quotidiane sulla rete.

Le novità più interessanti dell’IPv6 sono: uno spazio di indirizzamento più grande, grazie al totale di 2128 combinazioni possibili, gli indirizzi IPv6 pubblici potranno essere utilizzati per collegare alla rete qualsiasi tipo di apparecchiatura di uso quotidiano, dalla lavatrice al vestito, dal telefonino al forno; un pieno supporto alla mobilità degli utenti, che saranno così in grado di accedere alla rete da qualsiasi luogo senza cambiare l’indirizzo e senza la necessità di alcuna configurazione particolare; un protocollo integrato per garantire la sicurezza che prevede già nella sua struttura un sistema per lo scambio sicuro di informazioni; un meccanismo di configurazione automatica degli indirizzi che semplifica e rende trasparente l’utilizzo per gli utenti; una struttura più efficiente e flessibile che consente di effettuare aggiornamenti futuri senza apportare modifiche al protocollo; una maggiore razionalità per la diffusione dei contenuti, in particolare quelli multimediali e interattivi, grazie all’eliminazione di inutili ripetizioni nell’utilizzo della banda disponibile.
[Fonte: vnunet - 15 luglio 2008]