
"Be who you want on the web pages you visit". Tradotto letteralmente suona più o meno così: "sii chi vuoi sulle pagine Web che visiti". Il titolo del post con il quale la Wang ha annunciato l'arrivo (in versione beta) di Lively è una perfetta sintesi di quelle che sono le finalità del servizio, che attualmente si può utilizzare (scaricando il programma da browser Internet Explorer e Firefox) solo su pc con sistema operativo Windows ma è certo o quasi (visti i presupposti) che girerà presto anche su macchine Linux e Mac). A differenza di Second Life, che di suo utilizza tecnologia Ibm, quello di Google non è unico un mondo virtuale ma tanti (le "room" per l'appunto), che vivono di vita propria. Il meccanismo di interazione con il proprio avatar è anch'esso innovativo e agli utenti è data la totale libertà di azione per guidarli (quanto efficacemente è tutto da verificare) in tutto e per tutto all'interno del proprio spicchio di mondo virtuale. Per la creazione della propria stanza, tutto – animazioni predefinite, template, oggetti virtuali – è fornito gratuitamente (per il momento) solo da Google. Lively è quindi un ambiente paradossalmente chiuso, sotto il profilo di chi ha sviluppato i contenuti disponibili nel catalogo, e solo in futuro, si dice, saranno aperti all'intervento di terze parti..
Ma quel che preme a Google non è tanto l'attuale ricchezza di contenuti e di grafica che l'utente può trovare nelle stanze di Lively. Al gigante californiano interessa far passare il concetto che questo mondo non è per gli utenti una seconda vita ma una nuova componente della prima (di quella vissuta on line perlomeno). Lively non è una destinazione alternativa ma un modo, per chi sta sul Web, di creare un piccolo mondo virtuale per sé stesso e i suoi contatti (amici, colleghi e magari anche interlocutori d'affari). Un universo parallelo parziale, totalmente integrato con l'esperienza Internet classica, quella che porta gli utenti a condividere e scaricare foto e video in Rete. L'idea è in sostanza quello di creare un nuovo livello di social network, un nuovo anello di congiunzione fra contenuti digitali, strumenti del Web 2.0 (blog, wiki, widget disponibili su MySpace o Facebook) e strumenti di comunicazione tradizionale, come la posta elettronica. Chissà, si chiedono già in tanti, quanti cittadini (magari un po' delusi) di Second Life si arrederanno una stanza in Lively. A Mountain View, anche se nessuno lo dice, pensano saranno molti.
[Fonte: IlSole24ore - 09 luglio 2008]