Tour de France - 95esima edizione

Calcio, atletica, ciclismo, formula 1, motociclismo, sport invernali, eventi sportivi. Discussioni sugli sport praticati o seguiti.
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La grande corsa ciclistica a tappe ha preso il via da Brest lo scorso 5 luglio e si concluderà domenica 27 luglio con la tradizionale passerella di Parigi ai Campi Elisi. 21 le tappe totali previste, fra pianura, scalate e cronometro individuali. 2 le giornate di riposo, il 15 e il 21 luglio.

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La classifica generale parziale dopo l'ottava tappa vede in testa il lussemburghese Kim KIRCHEN, tallonato a soli 6 secondi dall'australiano Cadel EVANS e a 16 secondi dal tedesco Stefan SCHUMACHER. Solo 17° per ora il primo italiano, Damiano CUNEGO, con un distacco di oltre due minuti.


Albo d'Oro delle ultime 10 edizioni

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Esattamente 10 anni fa l'ultima vittoria di un nostro italiano, l'indimenticato Marco Pantani, che precede l'incredibile dominio dell'americano Amstrong, vincitore di ben 7 edizioni consecutive. Clamorosa la squalifica per doping, nel 2006, dell'iniziale vincitore americano Landis.
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Purtroppo anche quest’anno il doping rischia di essere il protagonista: al TG si nomina il Tour solo in relazione al corridore Manuel Beltran del team Liquigas, risultato positivo all'eritropoietina dopo un controllo antidoping. Si attende conferma dalle controanalisi…
Intanto la Liquigas ha disposto il ritiro del corridore spagnolo dalla corsa e la sua sospensione.
Questo il comunicato diffuso da Beltran ai media spagnoli: "Seguirò il normale iter in questo tipo di procedimenti e chiederò le controanalisi. Chiedo inoltre che venga rispettata la presunzione di innocenza finché non si avrà il risultato di queste analisi".
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Riccardo Riccò ha vinto per distacco la 9.a tappa del Tour de France, da Tolosa a Bagneres de Bigorre di 224 km. Splendida l'azione del modenese della Saunier Duvall, che a circa 30 km dall'arrivo, a 5 km dalla vetta del Col d'Aspin, ha staccato il gruppo di Kirchen, lanciandosi all'inseguimento del battistrada Sebastian Lang (Gerolsteiner). Dopo averlo raggiunto, Riccò se ne è andato in solitaria, lasciandosi tutti alle spalle e respingendo gli attacchi del gruppo della maglia gialla, che anche in pianura e in discesa non sono riusciti a recuperare il minuto di vantaggio accumulato dal 25enne italiano sull'ultima asperità.
Riccò (5h39'28'') ha preceduto all'arrivo russo Vladimir Efimkin (AG2r-La Mondiale, a 1'04''), mentre il gruppo dei migliori è giunto a 1'17'' regolato dal francese Cyril Dessel. `Mi sono impressionato da solo - ha detto Riccò alla `Rai` -. Ho fatto una grande tappa, aiutato dalla squadra e da Piepoli. Sono partito a tutta ma non credevo di guadagnare e di tenere in pianura. Una grande vittoria. L'avevo detto che ne vincevo un`altra, non c'è nessun dubbio su di me. Vorrei far vincere Piepoli, perché anche lui sta bene. Sono già connento ma non mi arrendo, in salito sono competitivo. Farò del mio meglio fino a Parigi.` Un'impresa fantastica dunque del `cobra`, che ha ottenuto il suo secondo successo di tappa dopo quello di Super-Besse. E l'ha ottenuto proprio il giorno dopo in cui sono sorti sospetti sul suo valore di ematocrito nel sangue.
Riccò guadagna 1'17'' sulla maglia gialla, che resta saldamente sulle spalle del lussemburghese Kim Kirchen (Columbia) che ha mantenuto i 6'' di vantaggio sull'australiano Cadel Evans. Proprio quest'ultimo se l'è vista brutta a causa di una caduta nel paese di Cazaunous, a circa 100 km dall`arrivo. L`australiano e` ripartito e con l'aiuto dei compagni è rientrato nel gruppo. Il medico di corsa ha curato Evans per ferite non profonde a spalla, e ginocchio, ma il campione ha chiuso con il gruppo dei primi. Con i migliori anche Damiano Cunego (Lampre), che ha tagliato il traguardo per nono. Domani è in programma il secondo tappone pirenaico, Pau-Hautacam, di 156km, in cui si scollinera` tra l`altro anche la leggendaria salita del Col du Tourmalet. Per Riccò un'altra occasione per entrare ancora di più nella leggenda.
[Fonte: AGM-DS - 13 luglio 2008]
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Gregario da sempre, avrebbe dovuto aiutare Riccò sul terribile Tourmalet
Lasciato libero dal capitanto, si porta dietro Cobo. E' il suo primo successo al Tour


La classe operaia va in Paradiso. Per Leonardo Piepoli - una vita da gregario, seppur di lusso - è arrivato il classico giorno simbolo di una carriera. Sigilli alla Vuelta, al Giro, ora il nome di questo scalatore tascabile compare anche nell'albo del Tour de France, legato ad una tappa epica, come lo è per consolidata definizione quella del Tourmalet. Piepoli è un piccolo gigante, l'antitesi dell'egoismo, capace di lavorare per gli altri anche a pochi metri dal trionfo.
Potrebbe staccare quando vuole il compagno di squadra Cobo, invece lo aspetta, se lo porta dietro per farlo rientrare in classifica. Prima, Piepoli lavora per Riccò: sull'ultima ascesa il Cobra non riesce a fare la differenza come nella giornata precedente, e lui si volta, pensa al giovane leader prima che a sé.
Riccò stavolta finisce dietro, ma la prova del modenese deve essere archiviata positivamente. Arriva con coloro che dovrebbero giocarsi il Tour (solo Frank Schleck lo precede), rientra nei primi dieci della classifica generale dopo la disastrosa crono, agguanta in un solo colpo la maglia bianca di miglior giovane e quella a pois di leader della montagna. E la condizione psicologica cresce : ''Ce l'abbiamo fatta con Piepoli'', urla soddisfatto il Cobra, a testimonianza dell'unità nella Saunier Duval. Riccò sta in difesa, fa bene dopo la fatica dell'Aspin. Del resto la tappa è di quelle che fanno saltare il banco. Cede Kirchen, escono di scena Damiano Cunego e Valverde, va alla deriva Andy Schleck, giunto a 9'. Discorso diverso per il fratello Frank, che sfiora la conquista della maglia gialla. Per un solo secondo la fa sua Cadel Evans, ancora una volta esempio di regolarità.
[Fonte: LaRepubblica - 14 luglio 2008]
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Per comprendere meglio a cosa vanno incontro gli atleti bisogna fare una piccola digressione geografica.

Il territorio della Francia, la cui forma ricorda un esagono, può essere suddiviso in tre aree morfologiche, rappresentate rispettivamente dai rilievi orientali (catene delle Alpi e massiccio del Giura), meridionali (Appennini), da un altopiano centromeridionale (Massiccio Centrale) e da una vasta regione pianeggiante o lievemente ondulata che si estende a nord e a nord-ovest.

Nel susseguirsi delle edizioni si è compreso che per dare originalità a questo percorso tondeggiante si sarebbero potute alternare le due maggiori catene montuose francesi, le Alpi e i Pirenei, in modo tale da far venire prima o dopo le une o altre a periodi alterni. Non per niente Alpi Francesi e Pirenei hanno caratteristiche profondamente diverse: sebbene la lunghezza sia elevata in entrambi i casi, quelle alpine risultano un po’ più lunghe e leggermente meno pendenti (Galibier più di 30 km al 5,5%, Madeleine 25 km al 6,3%, Alpe d’Huez 14 km al 7,7% ma è un’eccezione), quelle pirenaiche più corte (non di tanto) ma più irte (Tourmalet 19 km al 7,4%, Ventoux 22 km al 7,2%, Hautacam 17 km al 6,8%, Plateau de Beille 16 km al 7,9%). Ma la differenza principale la fa la vegetazione: le alpi presentano boschi quasi ovunque, i Pirenei si tramutano in un paesaggio quasi lunare oltre i 2000 e a volte anche prima, rarefacendo ulteriormente l’aria e affannando ancor di più la respirazione; far venire prima una catena montuosa piuttosto che un’altra significa caratterizzare il percorso in modo diverso, unico fattor comune un’immensa fatica.

Rispetto alle salite italiane, quelle del Tour sono più lunghe e meno ripide; le pendenze massime sono inferiori rispetto a quelle del Giro d’Italia, difficile che superino il 10 %, ma le lunghezze raggiungono e superano normalmente i 20 km. Al Giro, in termini poveri, il ciclista pedala su ogni salita per non più di 40 minuti su pendenze decisamente impegnative, favorendo di gran lunga gli scalatori puri, per intenderci quelli che pesano dai 50 ai 65 chili; al Tour si supera l’ora con facilità ma su salite pedalabili. Anche per questo, oltre che per motivi prettamente strategici legati al mantenimento della forma fisica, molti atleti rinunciano a correre una delle due Corse. Esempio lampante l'americano Lance Armstrong, vincitore di ben 7 Tour consecutivi come ricordato nel post iniziale, che non ha mai partecipato al Giro d'Italia.