E' morto Pietro Mennea
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Si è spento oggi a Roma a soli 60 anni Pietro Mennea, uno dei più grandi sportivi italiani e mondiali di tutti i tempi. Indimenticabile, fra i suoi molti successi, quel record nei 200 metri piani del 12 settembre 1979 nel corso delle Universiadi a Città del Messico: Mennea fermò il cronometro sui 19"72 secondi e per ben 17 anni nessuno riuscì a far meglio. Forte di una velocità di punta molto elevata e di un finale di gara esplosivo, il corridore regalò molte memorabili rimonte, come in occasione dell'oro olimpico a Mosca un anno più tardi. L'ex corridore era affetto da un male incurabile.
Il sito ufficiale: http://www.pietromennea.it/
Il ricordo de La Gazzetta dello Sport: http://www.gazzetta.it/Atletica/21-03-2 ... 7473.shtml
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Sono troppo giovane per ricordare le imprese di Mennea, ma il suo nome l'ho sentito varie volte: le persone un po' più grandi di me lo usano ancora come paragone quando si parla di velocità umana (non si sono aggiornati).
Ho letto l'articolo linkato e mi ha colpito questa parte, di cui non ero minimamente a conoscenza:
E ancora il primo ritiro e poi il ritorno a Helsinki e quel viaggio all’inferno, 1984, a Los Angeles già andata, l’”assaggio” del doping, quasi il gusto perverso di vedere per un solo attimo ciò che era più lontano da lui, un atleta tutto e solo allenamento. Raccontò e poi si mise a lottare contro il doping a testa bassa: libri, denunce, proposte di legge. Già, la Legge. Mennea ne aveva fatto la sua seconda vita. Giurisprudenza, la sua prima laurea, nell’89, subito dopo Seul. E poi Scienze Politiche, Lettere, Scienze Motorie. Un record del mondo pure questo. Se n’è andato a 60 anni. Vivendo tante vite. A un certo punto, finiti tutti i ritorni possibili, aveva cominciato a non sopportare l’atletica. Qualcosa di strano, come se si fosse convinto che quell’impegno, quelle corse, gli avessero portato via tutta la vita che c’era. Era finito pure nel calcio, procuratore di giocatori e poi direttore generale della Salernitana alla fine degli anni ’90. Ma non era il suo ambiente. Quindi, in politica, deputato europeo con Di Pietro e relatore del Rapporto sullo sport votato a Strasburgo nel 2000. Poi era tornato al mestiere di avvocato, aveva riscoperto l’atletica, facendoci pace.
Ho letto l'articolo linkato e mi ha colpito questa parte, di cui non ero minimamente a conoscenza:
E ancora il primo ritiro e poi il ritorno a Helsinki e quel viaggio all’inferno, 1984, a Los Angeles già andata, l’”assaggio” del doping, quasi il gusto perverso di vedere per un solo attimo ciò che era più lontano da lui, un atleta tutto e solo allenamento. Raccontò e poi si mise a lottare contro il doping a testa bassa: libri, denunce, proposte di legge. Già, la Legge. Mennea ne aveva fatto la sua seconda vita. Giurisprudenza, la sua prima laurea, nell’89, subito dopo Seul. E poi Scienze Politiche, Lettere, Scienze Motorie. Un record del mondo pure questo. Se n’è andato a 60 anni. Vivendo tante vite. A un certo punto, finiti tutti i ritorni possibili, aveva cominciato a non sopportare l’atletica. Qualcosa di strano, come se si fosse convinto che quell’impegno, quelle corse, gli avessero portato via tutta la vita che c’era. Era finito pure nel calcio, procuratore di giocatori e poi direttore generale della Salernitana alla fine degli anni ’90. Ma non era il suo ambiente. Quindi, in politica, deputato europeo con Di Pietro e relatore del Rapporto sullo sport votato a Strasburgo nel 2000. Poi era tornato al mestiere di avvocato, aveva riscoperto l’atletica, facendoci pace.